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Omicidio di Alice Scagni a Genova

Uccise la sorella Alice, Alberto Scagni seminfermo di mente: può puntare a uno sconto di pena

Alberto Scagni, responsabile dell’omicidio della sorella Alice, “è seminfermo di mente”. È quanto ha stabilito Elvezio Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni. La relazione sarà discussa il 3 novembre.
A cura di Susanna Picone
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Alberto Scagni seminfermo di mente. È quanto stabilito da Elvezio Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni, che ha depositato la sua relazione che verrà discussa il 3 novembre. La sera del 1 maggio scorso Scagni, 42 anni, uccise con 19 coltellate la sorella minore Alice, mamma di un bambino di un anno e quattro mesi.

"Alberto Scagni – è quanto trapela da fonti investigative – è portatore fin dalla prima età adulta di un grave disturbo di personalità di tipo antisociale, narcisistico e borderline complicato da un disturbo di poliabuso di sostanze psicoattive (alcol e cannabis). Non è affetto da schizofrenia. Al momento dell'arresto non era in condizione critica da astinenza da sostanze psicoattive da fare ipotizzare l'esistenza di una cronica intossicazione".

Può comunque sostenere un processo per l’omicidio di sua sorella: "Scagni ha una infermità mentale per cui la sua capacità di intendere e volere risultava grandemente scemata ma non del tutto esclusa. È capace di stare in giudizio". A difendere Alberto Scagni ci sono gli avvocati Elisa Brigandì e Maurizio Mascia, che potranno puntare a uno sconto di pena. Non è escluso che Scagni possa farsi interrogare e alla luce dell'interrogatorio i suoi legali potranno chiedere in futuro una nuova perizia. 

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Dopo l'omicidio la procura aveva aperto un fascicolo per omissione. Anche i genitori della vittima e del suo assassino, tramite l'avvocato Fabio Anselmo, avevano presentato in procura un esposto per omissione di atti d'ufficio e morte come conseguenza di altro reato. Secondo i genitori di Alice Scagni sarebbero stati sottovalutati gli allarmi e le loro richieste di aiuto: se fossero stati ascoltati e se si fosse intervenuti, la figlia avrebbe potuto salvarsi.

I genitori avevano denunciato le violenze prima del delitto del maggio scorso: Alberto Scagni aveva tirato pugni contro la casa della nonna in piena notte e aveva anche tentato di dar fuoco alla porta dell’anziana. Non solo: solo sette ore prima dell’omicidio di Alice aveva chiamato e minacciato i familiari.

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