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Uccise la moglie 29enne a coltellate, Ernesto Favara condannato all’ergastolo

Condanna all’ergastolo per il femminicidio commesso a Marinella di Selinunte il 24 dicembre 2022. A infliggerlo la Corte d’Assise di Trapani a carico di Ernesto Favara, 64 anni, accusato dell’omicidio della giovane moglie Maria Amatuzzo, di 29 anni.
A cura di Susanna Picone
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Maria Amatuzzo, uccisa la vigilia di Natale
Maria Amatuzzo, uccisa la vigilia di Natale

Termina con una sentenza di condanna all'ergastolo il processo a Trapani a carico di Ernesto Favara, l'uomo di 64 anni accusato dell'omicidio della giovane moglie di 29 anni, Maria Amatuzzo. Il femminicidio risale alla vigilia di Natale del 2022, quando Favara uccise a coltellate la giovane compagna a Marinella di Selinunte, frazione di Castelvetrano.

Un delitto consumato all'interno dell'abitazione in cui fino a poco tempo prima la vittima viveva con il marito, e che lei, a quanto pare, aveva deciso di lasciare. Favara fu bloccato dai carabinieri che vennero avvertiti da alcuni vicini di casa che avevano udito le grida.

Ernesto Favara
Ernesto Favara

La sentenza di condanna all'ergastolo è arrivata oggi dalla Corte d'Assise di Trapani presieduta da Enzo Agate. Questa mattina l'avvocato dell'imputato, Margherita Barraco, aveva fatto la propria arringa, depositando anche una memoria difensiva nella quale chiedeva la derubricazione in preterintenzionale. La Corte d'Assise di Trapani si è riunita per alcune ore e poi ha reso nota la sentenza all'ergastolo che conferma la richiesta avanzata dal pubblico ministero Stefania Tredici.

Già prima del femminicidio del dicembre 2022, Ernesto Favara aveva tentato di uccidere la moglie. Circa un anno prima l'uomo aveva tentato di strangolare Maria Amatuzzo con una lenza da pesca. A raccontare il particolare era stato lo zio della vittima, fratello del padre. Il tentativo di strangolamento sarebbe avvenuto sotto la casa famiglia dove la ragazza era ospite. Per quel fatto specifico Amatuzzo presentò querela, salvo poi ritirarla.

L'anno scorso Favara, dal carcere di Trapani dove è rinchiuso, aveva inviato una lettera al padre della donna. Nella missiva, scritta di proprio pugno, Favara cercava di giustificarsi per il delitto commesso e chiedeva scusa al padre della vittima. Tramite il suo legale il padre della donna aveva fatto sapere che non avrà mai alcun sentimento di perdono nei confronti dell'uomo che gli ha portato via la figlia.

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