Uccise la mamma a coltellate: confermata condanna a Catania a 15enne, aveva confessato il delitto
Dopo aver accolto la richiesta della Procura la Corte d'assise d'appello per i minorenni di Catania ha confermato la condanna a 16 anni di carcere per il 15enne reo confesso dell'omicidio della madre, Valentina Giunta, di 32 anni, assassinata nella sua casa il 25 luglio dello scorso anno. La sentenza di primo grado, che lo aveva riconosciuto colpevole di omicidio aggravato, era stata emessa il 23 gennaio al termine del processo celebrato col rito abbreviato. La famiglia della vittima è stata parte lesa, assistita dall'avvocato Salvo Cannata. Il difensore dell'imputato, il penalista Francesco Giammona, che aveva chiesto la concessione delle attenuanti generiche, attende il deposito delle motivazioni, previste entro i prossimi 30 giorni, prima di valutare sull'appello alla sentenza.
L'adolescente aveva confessato il delitto nel corso dell'udienza per la convalida del suo fermo eseguito il giorno dopo l'omicidio dagli uomini della squadra mobile della Questura che ha indagato sul caso. Il Gip, accogliendo la richiesta della procuratrice Carla Santocono, aveva emesso un'ordinanza cautelare. Gravissimi gli elementi indiziari, aveva sottolineato la Procura per i minorenni di Catania, emersi a carico del 15enne dalle indagini della polizia che ricostruivano come l'omicidio "fosse maturato in ambito familiare".
Secondo l'accusa il 15enne non avrebbe accettato la scelta della madre di lasciare la casa e di allontanarsi col fratellino più piccolo lontano dal loro quartiere, San Cristoforo, e dalla famiglia dell'ex compagno della donna. "L'ordinanza del gip – aveva evidenziato la procuratrice Santocono dopo la convalida del fermo – cristallizza la ricostruzione della condotta materiale del giovane che negli ultimi mesi viveva con la nonna paterna essendosi determinato a lasciare la casa della madre nonostante la stessa avesse mantenuto un atteggiamento protettivo verso il figlio, a fronte delle ostilità alimentate dalla famiglia del padre, detenuto da tempo per gravi reati, anche contro la persona".