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News sull'omicidio di Elena Del Pozzo a Catania

Uccise la figlia di 5 anni, Martina Patti condannata a 30 anni: “Ha occultato il corpo e simulato rapimento”

Martina Patti è stata condannata lo scorso 12 luglio a 30 anni di reclusione per omicidio, occultamento di cadavere e simulazione di reato. La 25enne uccise nel giugno 2022 a Mascalucia, in provincia di Catnia, la figlia di 5 anni, Elena Del Pozzo. La Corte d’Assise ha depositato il documento di 107 pagine che contiene le motivazioni della sentenza.
A cura di Eleonora Panseri
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Martina Patti e Elena Del Pozzo
Martina Patti e Elena Del Pozzo
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Trent'anni di reclusione per omicidio, occultamento di cadavere e simulazione di reato. Sono questi i tre capi d'imputazione per cui è stata condannata Martina Patti, la 25enne madre e assassina della piccola Elena Del Pozzo. La bimba di 5 anni fu uccisa nel giugno 2022 a Mascalucia, in provincia di Catania.

La Corte d’Assise ha depositato il documento di 107 pagine che contiene le motivazioni della sentenza. La decisione era arrivata il 12 luglio scorso, quando i giudici avevano accolto le richieste dei pubblici ministeri Fabio Scavone e Assunta Musella.

Nello specifico, Patti è stata condannata a 28 anni per omicidio, a un anno e 6 mesi per occultamento di cadavere e ad altri 6 mesi per simulazione di reato, come riporta il quotidiano online LiveSicilia. La 25enne, che inizialmente aveva tentato di sviare le indagini simulando il rapimento della piccola, aveva confessato l'omicidio poche ore dopo.

Era stata proprio lei ad accompagnare i Carabinieri nel luogo dove aveva seppellito la figlia, uccisa con un’arma da taglio. Proprio la confessione e la giovane età dell'imputata sono state le attenuanti riconosciute alla 25enne, ritenute tuttavia equivalenti all'aggravante della premeditazione.

Martina Patti la mattina dell'omicidio di Elena Del Pozzo (foto Quarto Grado)
Martina Patti la mattina dell'omicidio di Elena Del Pozzo (foto Quarto Grado)

Gli avvocati dell'imputata, Tommaso Tamburino e Gabriele Celesti, avevano chiesto l'assoluzione per incapacità d'intendere e di volere. E, subito dopo la lettura della sentenza, avevano subito annunciato il ricorso.

“Sicuramente faremo appello perché non ci spieghiamo, in mancanza di un movente, quale sia stata la ragione di un fatto cosi grave se non l’incapacità di intendere”, aveva spiegato Celesti a Fanpage.it.

Nonostante la confessione del delitto, il movente dell'infanticidio resta infatti ancora ignoto. Una delle ipotesi formulate dai Carabinieri del comando provinciale di Catania è stata quella della gelosia nei confronti dell’ex compagno e padre di Elena, il24enne Alessandro Del Pozzo. Un'ipotesi che, tuttavia, non ha mai trovato conferma.

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