Uccise la compagna con 19 coltellate, condannato a 24 anni: l’accusa aveva chiesto l’ergastolo
L’accusa aveva chiesto l’ergastolo, alla fine per Giuseppe Mario Forciniti, infermiere di 35 anni che uccise la compagna 32enne Aurelia Laurenti il 25 novembre 2020, è arrivata una condanna a 24 anni di reclusione. Forciniti uccise la donna con 19 coltellate, il brutale omicidio avvenne nella loro abitazione di Roveredo in Piano (Pordenone). La Corte d’assise di Udine ha disposto una provvisionale di 400 mila euro per i due figli della coppia. Secondo la Corte che ha condannato l’infermiere a 24 anni, le attenuanti generiche erano equivalenti all'aggravante. Durante la pena verrà sospesa la potestà genitoriale dell'uomo nei confronti dei due figli.
La sentenza è stata accolta con rabbia. "Ci saremmo aspettate una pena esemplare commisurata al reato, perché non ci possono essere giustificazioni o attenuanti quando una vita viene stroncata, tra l'altro da parte di chi diceva di amare quella persona. Troviamo aberrante la pena di 24 anni inflitta a chi si è macchiato di un atto così grave, così come sono aberranti le dichiarazioni della difesa che inducono a giustificare un assassino, tirando in ballo ‘scompensi emozionali' o ‘raptus'". A commentare la sentenza il Coordinamento delle donne della Cisl Fvg.
"Basta, veramente basta, con questi giochi di parole: uno scompenso emozionale? – così ancora la coordinatrice donne dell’Usr Cisl Fvg, Alessia Cisorio – Questo è un femminicidio, un atto gravissimo dirompente che getta nella disperazione genitori che devono prendersi cura di due creature, i nipoti, e dar loro la speranza di un futuro pieno di aspettative”. "Queste sentenze non hanno nulla di educativo, anzi il contrario – ha aggiunto Claudia Sacilotto, segretaria regionale Cisl – il femminicidio deve essere punito con pene esemplari sia come deterrente sia perché è un atto ignobile. Questo dovrebbe essere una aggravante, altro che scompenso emozionale”.