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Uccise la compagna che teneva il figlio in braccio, ergastolo anche in appello per Simone Vultaggio

La Corte d’Appello di Bologna ha confermato anche le aggravanti per l’uomo, che assassinò la compagna Cristina Peroni colpendola ferocemente mentre stringeva in braccio il figlio.
A cura di Davide Falcioni
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È stata confermata in appello la condanna all'ergastolo per Simone Benedetto Vultaggio, il 49enne riminese che nel giugno del 2022 uccise la compagna Cristina Peroni. La Corte d'Appello di Bologna ha confermato anche le aggravanti per l'uomo, che assassinò la donna colpendola ferocemente mentre stringeva in braccio il figlio. "Il bambino sta bene", erano state le sue prime parole dopo aver scaricato la sua rabbia contro la 33enne originaria di Roma e mamma all'epoca di un bimbo di 6 mesi. "Ora lei non potrà più parlagli male di me", aveva aggiunto con le mani ancora insanguinate.

Vultaggio, magazziniere in un mobilificio di San Marino, dopo il delitto non aveva tentato la fuga, non si era opposto all'arresto, né gettato via l'arma del delitto, ritrovata non lontana dal corpo esanime della donna. Un comportamento piuttosto anomalo che nel corso del processo è stato oggetto di discussione, in particolare sull'eventuale necessità di una perizia psichiatrica per l'omicida, che si era subito chiuso in un profondo silenzio.

Il pubblico ministero Luca Bertuzzi, che aveva formulato l'accusa di omicidio volontario, aggravato dal contesto familiare, dai motivi futili e abietti e dalla crudeltà, aveva respinto la tesi della difesa di una parziale infermità mentale. Il consulente psichiatrico della pubblica accusa, Federico Boaron, aveva infatti definito Vultaggio in grado di intendere e volere al momento del delitto. Assistito dall'avvocato Massimiliano Orrù, l'imputato aveva rinunciato a sentire i testimoni in udienza, eccezion fatta per Daniele Donati, psichiatra di parte (nominato dalla difesa), secondo cui l'uomo avrebbe sofferto di un disturbo della personalità quando ha inferto le coltellate.

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