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Uccise infermiera con un pugno: 9 anni di reclusione per Burtone

Il 22enne romano è stato condannato a una pena di nove anni di carcere e al pagamento di migliaia di euro alla famiglia della vittima.
A cura di Daniela Caruso
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Omicidio metrò a Roma

Nella precedente udienza, il pubblico ministero Antonio Calaresu aveva chiesto una condanna di 20 anni di reclusione per Alessio Burtone, il ragazzo accusato di aver provocato la morte dell'infermiera romena Maricica Hahaianu, la quale, come ricorderete, fu colpita dall'uomo con un pugno in pieno volto, durante un litigio alla metro Anagnina l'8 ottobre 2010. La donna entrò in uno stato di coma irreversibile e morì una settimana dopo all'Ospedale Casilino.

La prima Corte d'Assise di Roma ha condannato il 22enne romano a una pena di nove anni di reclusione per omicidio preterintenzionale: all'imputato, sono state concesse delle attenuanti generiche e, inoltre, è caduta anche l'aggravante dei futili motivi. Burtone è stato condannato, inoltre, al pagamento di una provvisionale di 50 mila euro a favore del marito e del figlio della donna e di 30 mila euro a favore del fratello di quest'ultima. Adrien, coniuge dell'infermiera, era presente in aula, durante la lettura della decisione del giudice, per quale ha espresso la propria soddisfazione, anche se, come ha sottolineato l'uomo, si aspettava certamente una pena più severa. "In questa vicenda ho eprso per sempre una moglie e la madre di mio figlio", ha detto l'uomo, assistito dal suo legale, Alessandro Di Giovanni. La prima corte d'Assise ha stabilito, inoltre, un risarcimento in favore di Roma Capitale, in quanto costituitasi parte civile nel processo.

L'avvocato di Bertone punta a una riduzione della pena in appello: Fabrizio Gallo, avvocato difensore di Alessio Burtone, ha dichiarato che in appello cercherà di diminuire la pena inflitta al proprio assistito. Come ha dichiarato lo stesso avvocato, "I giudici oggi non hanno avuto il coraggio di concedere l'attenuante della provocazione. Il mio assistito, Alessio Burtone, non voleva uccidere e questo lo hanno capito tutti nel processo" aggiungendo che la cosa che è stata apprezzata dalla famiglia ma anche dalla difesa è che la tesi del pm non è stata assolutamente accolta. L'ufficio dell'accusa ha perso e va sottolineato. Perché il caso di Burtone non è quello di Doina Matei". Ricordiamo che in quest'ultimo caso, la ragazza fu colpita in pieno volto con un ombrello, la cui punta finì direttamente nell'occhio della vittima, uccidendola.

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