Uccise il padre per difendere la madre, Alex condannato a 6 anni: “Non è giusto, ci ha salvato la vita”
Sei anni, 2 mesi e venti giorni di reclusione, è questa la sentenza di condanna per Alex, il giovane che nel 2020 uccise il padre Giuseppe Pompa per salvare la madre nella loro casa di Collegno, nella città metropolitana di Torino. La sentenza di secondo grado, che ribalta quella di primo grado, è stata pronunciata oggi dalla corte di assise di Appello di Torino dopo un processo che ha visto anche la sospensione e l’invio degli atti alla Corte costituzionale.
Una decisione che era attesa, come aveva spiegato lo stesso legale del 22enne, ma che getta nello sconforto madre e parenti del giovane che in primo grado era stato assolto per legittima difesa. Proprio la madre e il fratello di Alex rischiano ora di subire un procedimento giudiziario a loro carico per la stessa vicenda. Oltre alla condanna, infatti, i giudici torinesi hanno disposto la trasmissione degli atti in Procura perché si valutino le testimonianze rese dal fratello e dalla mamma dell'imputato per difenderlo in aula.
"Incomprensibile" e "difficile da accettare" ha dichiarato l'avvocato Claudio Strata, aggiungendo: "I due erano già stati ascoltati separatamente la notte stessa del fatto. Per i giudici di primo grado erano stati considerati affidabili. I giudici d'Appello sono stati di diverso avviso. E questo è difficile da accettare". La donna ha sempre raccontato che il 22enne l’aveva difesa e si era intromesso nel corso dell'ennesima lite in famiglia colpendo il padre per legittima difesa.
"Alex non è un assassino. Basta guardarlo negli occhi per capirlo. Se non fosse stato per lui io non sarei viva, non sarei qui. Forse è questo che non sono riuscita a far capire alla corte" aveva dichiarato la madre del giovane nel corso del Processo. “Le donne continueranno a morire e questa oggi è una sconfitta per tutti. Senza di lui noi non saremmo qua, Alex ha agito per legittima difesa, e noi andremo avanti fino alla fine", ha commentato invece il fratello Loris Pompa dopo la sentenza che condanna di Alex.
Giuseppe Pompa fu colpito ucciso a coltellate in casa sua con 34 fendenti. Secondo i giudici dalla corte di assise di Appello di Torino, il figlio Alex però non avrebbe agito per legittima difesa e per lui era scattata l’accusa di omicidio volontario. Alex rischiava 14 anni di carcere ma il suo caso è stato al centro di una delicata questione costituzionale per concedergli le attenuanti.
Dopo il via libera della Consulta, il pm infatti aveva chiesto il minimo della pena, giudicando il giovane meritevole di tutte le attenuanti generiche e di quella della provocazione nella loro massima estensione.
Alex, che durante la vicenda processuale ha deciso di rifiutare il cognome Pompa del padre per assumere quello della madre, Cotoia, farà ora ricorso in Cassazione. Lo ha confermato l’avvocato del 22enne. “Sono molto amareggiato. Alex non è un assassino e questo non è un omicidio" ha detto il legale, aggiungendo: "Alex purtroppo andrà in carcere, ma quantomeno l’aspettativa è che non stia un tempo troppo lungo. Se gli avessero inflitto 14 anni, avrebbe passato un’eternità in carcere, rischiando di uscire completamente demolito da un’esperienza carceraria lunga".