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Uccise il padre nel sonno con una fiocina e ferì la madre, condanna confermata in appello a 12 anni

Alberto Picci, 47 anni, è stato condannato in Appello a 12 anni di reclusione per aver aggredito e ucciso nel sonno il padre 68enne e per aver ferito la madre, sopravvissuta grazie alle cure dei medici. Il 47ennne dichiarò di “non ricordare niente” di quanto accaduto la notte del tentato omicidio.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Immagine di repertorio
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Solo due giorni fa, il pubblico ministero Angelo Beccu ha chiesto al gup il rinvio a giudizio di Alberto Picci, l'uomo accusato dell'omicidio del padre Giuseppe, di 68 anni. Gli accertamenti medico legali hanno evidenziato il nesso tra il decesso del 68enne, morto nel letto mentre dormiva nella stanza accanto alla moglie, e l'aggressione subita per mano del figlio 47enne. Picci aveva  colpito il padre con una fiocina il 27 aprile del 2022, riservando poi lo stesso trattamento alla madre, Maria Giovanna Drago, che stava dormendo nella stanza da letto accanto. Lei era riuscita a sopravvivere, mentre il 68enne è deceduto dopo 8 mesi di agonia.

Ieri mattina però, Picci è già stato condannato dai giudici della corte d'Appello di Sassari, che hanno confermato la sentenza di primo grado per l'ipotesi d'accusa iniziale, ossia il tentato omicidio dei genitori. Il 47enne dovrà scontare 12 anni di reclusione, più altri 3 da passare in una Rems (struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali) dopo aver scontato la pena.

Per il tentato omicidio dei genitori, il 47enne aveva prima usato un fucile da pesca contro il padre 68enne e poi lo aveva accoltellato al volto. Dopo si è recato nella stanza della madre per colpirla alla testa con delle forbici da pesca. Entrambi furono ricoverati in ospedale e lei, dopo alcuni giorni in coma farmacologico, aveva iniziato a riprendersi e a respirare autonomamente. In seguito, anche il 68enne si era risvegliato e sembrava rispondere alle cure dei medici, seppur  con fatica, ma dopo 8 mesi di agonia è deceduto.

Il pm Beccu, all'indomani della sentenza di primo grado, ha spiegato che sarebbe stato necessario attendere gli esiti degli accertamenti medico legali prima di procedere con un eventuale richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario. Lo scopo era quello di accertare l'eventuale esistenza di un nesso di casualità tra la morte del 68enne e l'aggressione per mano del figlio.

Da qui, la richiesta di un secondo processo stavolta per un reato ben più pesante: omicidio volontario. Ora spetterà al giudice dell’udienza preliminare decidere su questa richiesta della Procura.

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