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Uccise gioielliere a Milano, per Ivan Gallo pena ridotta dall’ergastolo a 30 anni

In primo grado l’uomo accusato di aver ucciso nel suo negozio l’orefice Giovanni Veronesi era stato condannato all’ergastolo. Ora la Corte d’assise d’Appello di Milano ha trasformato il carcere a vita in una pena di 30 anni.
A cura di Susanna Picone
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Dall’ergastolo a trenta anni di reclusione. La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha ridotto la pena per Ivan Gallo, l’uomo che il 21 marzo dello scorso anno uccise a Milano il gioielliere Giovanni Veronesi in seguito a un tentativo di rapina. I giudici della prima corte d’Assise d’Appello presieduti da Silvio Silocchi nel riformare la sentenza di primo grado hanno riconosciuto la continuazione tra il reato di omicidio e quello di rapina, e hanno escluso le aggravanti dei futili motivi e della minorata difesa. Durante il processo con rito abbreviato il sostituto pg Lucilla Tontodonati, pur concordando sulla esclusione delle due aggravanti, aveva chiesto la conferma dell’ergastolo dato in primo grado. Al contrario la difesa rappresentata dall’avvocato Antonio Ranieli aveva invitato la Corte a derubricare il reato di omicidio volontario in preterintenzionale. La Corte ha poi fissato la condanna a trenta anni di reclusione per Ivan Gallo. Tra trenta giorni la prima corte d'Assise d'Appello depositerà le motivazioni della sentenza.

L’omicidio di Giovanni Veronesi nella gioielleria a Brera

L’omicidio di Giovanni Veronesi risale al 21 marzo del 2013: il gioielliere, 75 anni, è stato massacrato nel suo negozio di via dell’Orso nel quartiere Brera a Milano con quaranta martellate. Al momento dell’omicidio Ivan Gallo aveva 37 anni ed era stato da poco licenziato dall’azienda che si occupava dell’impianto di videosorveglianza della gioielleria. Gallo entrò nel negozio di Veronesi e tentò di sottrargli alcuni gioielli e 200mila euro. Fu arrestato a Marbella, in Spagna, dopo una fuga durata cinque giorni. Interrogato dal giudice per le indagini preliminari dopo l'arresto, Ivan Gallo aveva confessato di aver ucciso Veronesi e si era difeso affermando di trovarsi in una situazione economica disperata.

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