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Uccise e nascose i corpi dei suoceri in quattro valigie: 30 anni a Elona Kalesha

Confermata la condanna per Elona Kalesha per l’omicidio di Teuta e Shpetim Pasho, i cui cadaveri vennero rinvenuti in quattro valigie in un campo di Sollicciano nel dicembre del 2020, cinque anni dopo la loro scomparsa. Secondo l’accusa, li uccise per nascondere una gravidanza.
A cura di Susanna Picone
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Trenta anni di carcere: questa la condanna arrivata oggi dalla corte d'assise d'appello di Firenze per Elona Kalesha, la donna di origini albanesi accusata di aver ucciso, fatto a pezzi e nascosto i cadaveri dei genitori del suo ex fidanzato in quattro valigie poi abbandonate in un terreno vicino al carcere di Sollicciano.

I coniugi Shpetim e Teuta Pasho erano spariti da Firenze nel novembre del 2015, solo dopo cinque anni in maniera del tutto casuale erano stati trovati i trolley abbandonati con all’interno i resti umani impacchettati. In poco tempo i i carabinieri riuscirono a scoprire che quei corpi appartenevano ai coniugi albanesi scomparsi anni prima e da subito le indagini si concentrarono sulle persone vicine alla coppia. Nel mirino finì Elona Kalesha che all'epoca della scomparsa era appunto la fidanzata del figlio dei Pasho, Taulant.

Per Elona Kalesha, unica imputata al processo, la procura generale aveva chiesto l’ergastolo, i giudici hanno confermato la condanna in primo grado per duplice omicidio. Secondo l’accusa, la donna aveva almeno un movente per uccidere i genitori del suo ex compagno: temeva che la coppia potesse svelare al figlio che aspettava un bambino da un altro uomo e che Taulant potesse ucciderla. Elona Kalesha, secondo la ricostruzione, interruppe la gravidanza il 27 ottobre 2015, cinque giorni prima della scomparsa dei due coniugi.

E poi, secondo l’accusa, c’erano i soldi: Taulant prima di entrare in carcere aveva consegnato 60mila euro ai suoi genitori e 20mila al padre di Elona. La donna disse poi al compagno che i soldi dati al padre erano stati sequestrati dai carabinieri durante una perquisizione, mai confermata, e in compenso, al ritorno in libertà di Pasho, lei gli restituì il denaro in contanti e secondo l’accusa quei soldi erano parte del “tesoro” custodito dai genitori.

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