Uccisa in casa con 16 pugnalate: sentiti colleghi e la comunità marocchina di Cuneo
Tragedia nel cuneese: una ragazza di appena 19 anni è stata trovata nel suo appartamento, riversa in un lago di sangue. Il primo a prestarle soccorso è stato il fratello sedicenne, che ha subito chiamato il 118. Molto probabilmente era ancora viva ma, non appena giunto il personale sanitario, non si è potuto far altro che dichiararne il decesso.
Fatima Mostayd, di origine marocchine, lavorava in una fabbrica di Cuneo, specializzata nell'assemblaggio di biciclette. Dopo la morte del padre e della madre, da Marsala si era trasferita a Cuneo, dove inizialmente era stata ospitata in casa di un compaesano. Si era poi trasferita in via 24 Maggio, nei pressi del Ponte Vecchio, dove appunto è avvenuto il terribile delitto.
La ragazza è stata uccisa con sedici coltellate all'addome. Nessun segno di effrazione nell'appartamento, questo potrebbe far supporre che conoscesse il suo assassino.
La comunità marocchina di Cuneo, compreso l'uomo che l'ha ospitata i primi tempi, è stata ascoltata dagli investigatori, così come i colleghi della ragazza, che lavorava nell'azienda "Allione" di Villar San Costanzo. Sentito anche il fratello sedicenne della vittima. Persone informate sui fatti, che potrebbero far luce su questa terribile vicenda.
"Era una ragazza splendida, non aveva grilli per la testa. Fatima aveva il suo lavoro ed era tranquilla. Era tutta casa e lavoro e viveva con il fratello, senza dare mai alcun segno che potesse meritare un qualche interesse o potesse dar adito a chiacchiere in paese", ha dichiarato la ragazza che viveva nell'appartamento dove poco dopo si è trasferita Fatima.
Le indagini sono state affidate al comandante provinciale dei carabinieri Francesco Laurenti.