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Uccisa e data in pasto ai maiali, archiviato il caso Virginia Mihai: “Unica verità è la sua morte”

Si chiude con una archiviazione, a 24 anni dal fatto, il caso relativo all’omicidio di Virginia Mihai, i cui resti furono rinvenuti nella porcilaia dell’azienda del marito: “L’unica verità storica ragionevolmente accertata riguarda l’avvenuta morte di Virginia Mihai per mano di terzi”.
A cura di Ida Artiaco
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Si è chiuso con archiviazione, a 24 anni dal fatto, l'omicidio di Virginia Mihai, la moglie di un allevatore di Velo d'Astico, nel vicentino, Valerio Sperotto, i cui resti furono rinvenuti nella porcilaia dell'azienda dell'uomo.

Il gup Chiara Cuzzi, confermando la richiesta del pm – come riferisce il Giornale di Vicenza – ha deciso che non vi sono prove per sostenere in giudizio l'accusa contro la figlia di Sperotto, Arianna Sperotto, che l'uomo, deceduto nel 2011, aveva avuto da una precedente relazione e finora unica indagata per omicidio.

Il gup, motivando l'archiviazione del fascicolo, ha condiviso con il sostituto procuratore titolare dell'inchiesta l'assenza di elementi che consentissero di sostenere un'accusa in un processo nei confronti di Arianna Sperotto, pur prendendo atto dei plurimi elementi che avevano consentito di ricondurre la scomparsa della donna ad un assassinio, seguito dalla distruzione del cadavere nella porcilaia di via Frighi.

I fatti risalgono all'aprile del 1999, quando Virginia, che all'epoca aveva 40 anni, scomparve nel nulla. Che l'assassino, o l'assassina, si fossero disfatti del cadavere – dopo averlo fatto a pezzi – fu provato dal ritrovamento dell'unghia di un alluce di Mihai, nel 2017, dagli archeologi forensi. Il cold case di Velo d'Astico si era poi arricchito negli anni di una seconda inquietante ipotesi: ovvero che la stessa fine l'avesse fatta anche la precedente moglie di Sperotto, Elena Zecchinato, detta Ivette, di cui si erano perse le tracce nel 1988. Gli esperti forensi avevano infatti rinvenuto nella porcilaia altri presunti resti umani, oltre a una motosega nascosta all'interno di una botola. Ma questi non avevano permesso di portare all'identificazione di altre persone.

"Allo stato degli atti – aveva scritto il sostituto procuratore nella sua istanza di archiviazione depositata all'Ufficio gip – l'unica verità storica ragionevolmente accertata riguarda l'avvenuta morte di Virginia Mihai per mano di terzi nelle prime ore del 22 aprile 1999 all'interno dell'abitazione di Valerio e Arianna Sperotto e successivo occultamento-depezzamento del cadavere all'interno della porcilaia di via Frighi a Velo d'Astico. Le indagini effettuate non hanno consentito, però, di ricostruire chi tra i due (ragionevolmente presenti entrambi al momento del fatto) abbia materialmente proceduto all'atto omicidiario".

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