Uccisa da un’auto guidata da un ubriaco, la madre di Miriam Ciobanu: “Lo perdono: l’odio non serve”
“Vivere nell'odio non riporterà indietro mia figlia. Per questo io ho già perdonato il ragazzo che l'ha investita”. A parlare è Adriana Ciobanu, la madre di Miriam, la ragazza di 22 anni travolta e uccisa nella notte tra lunedì e martedì scorsi da un'auto guidata da un 23enne, Alessandro Giovanardi, che guidava sotto l’effetto di alcol e sostanze stupefacenti.
La donna, intervistata da Corsera, ha spiegato di non provare alcun sentimento di vendetta nei confronti del giovane che ha ucciso la sua "Tata", così come era solita chiamare la figlia Miriam. “In questa storia c'è anche un'altra famiglia distrutta – le parole della donna – e quel ragazzo si è rovinato la vita con le sue stesse mani”. Ma il pensiero di Adriana è rivolto proprio ai più giovani verso i quali prova un senso di pena, a volte, dinanzi agli errori che si commettono e alle terribili conseguenze che sono chiamati a pagare.
“I nostri ragazzi non sono perfetti: nessuno lo è – spiega Adriana – a vent’anni si fanno delle bravate, anche mia figlia ne avrà fatte… Magari anche lei, un giorno, si è messa al volante dopo aver bevuto troppo. Il mio perdono nasce da questo”. Originaria della Romania, la donna è arrivata in Italia nel 1997 per ricongiungersi col marito giunto invece qualche anno prima.
Insieme hanno deciso di trasferirsi in Friuli prima e a Fonte, in provincia di Treviso poi. Infine è arrivata la separazione dal marito col quale però i rapporti sono rimasti ottimi, tanto che ora stanno vivendo insieme questo dolore.
“Miriam era una brava ragazza che fino a qualche settimane fa, per guadagnare dei soldi e non dover gravare sui genitori, lavorava in un locale a poca distanza da qui – continua la madre – studiava e nel frattempo curava molti altri interessi. Le piaceva la filosofia, ad esempio. E ultimamente si stava informando sulle diverse religioni”.
Non vuole parlare del presunto fidanzato di Miriam né del litigio che avrebbe spinto la figlia ad allontanarsi nel pieno della notte per tornare a casa. “Vivere nell’odio, covando rancore giorno dopo giorno, non riporterebbe indietro la mia “tata”. La vendetta a cosa servirebbe?”.
Ion Ciobanu, il padre, invece, non si dà pace, per non aver sentito il telefono squillare in piena notte e non essere uscito così per andare a prendere Miriam: “Non riesco proprio a perdonarmi per non aver sentito la suoneria del telefono – racconta – dormivo profondamente, del resto mi aveva chiamato la sera prima per dirmi che non sarebbe tornata, ero tranquillo”. E invece a svegliarlo ieri mattina sono stati i carabinieri raccontandogli quanto accaduto a Miriam. Per lui parlare di perdono è ancora troppo presto.