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Annalaura Pedron, la babysitter uccisa da un ragazzino di 14 anni (mai punito)

Annalaura Pedron è stata trovata morta il 2 febbraio 1988 nell’appartamento in cui lavorava come babysitter in via Colvera, a Pordenone. Dopo 20 anni la prova del DNA ha individuato il presunto colpevole. David Rosset non è stato condannato in quanto, all’epoca del delitto, aveva solo 14 anni. Sia lui che Annalaura erano adepti di una setta.
A cura di Angela Marino
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Alle 12 e 45 la signora Marina rincasa come con la figlia maggiore nell'appartamento al quarto piano di via Corvera 4, nella periferia di Pordenone. Fa per infilare le chiavi nella serratura, ma non riesce a farle girare, forse la babysitter, rimasta a badare al bimbo più piccolo da sola, ha chiuso dall'interno. Bussa: una, due tre volte, ma niente. Anna Laura non apre e il suono del campanello spaventa il piccolo Andrea, 20 mesi, che piange disperato. Madre e figlia provano a telefonare, ma la linea risulta staccata. È una situazione irreale, assurda. Marina chiama i vigili del fuoco che nel giro di pochi minuti fanno irruzione dalla finestra e finalmente aprono quella maledetta porta: Andrea sta bene, Annalaura no. Dietro il divano del soggiorno, il corpo della babysitter giace privo di vita, i pantaloni e gli slip calati e la maglia arrotolata sul seno. Accanto al cadavere c'è un coltello da cucina coperto di sangue e i cocci insanguinati di una lampada rotta.

La storia di Annalaura Pedron

L'indomani i giornali danno la notizia agghiacciante di una giovane donna uccisa barbaramente mentre badava a un bimbo, ma le notizie si fermano qui. Impossibile fare congetture su chi sia il fantasma che si è materializzato in casa per aggredire la giovane e poi si è volatilizzato nell'androne del palazzo. Poi c'è quello che il corpo e la scena raccontano. Annalaura Pedron non è morta accoltellata, è stata soffocata con un cuscino. Dopo la morte il killer l'ha spogliata per inscenare una violenza sessuale. Tutto parla di una vittima sorpresa da un killer certamente non predominante fisicamente, anz. L'aggressore deve essere piccolo, leggero, ma allo stesso tempo agile: l'ha bloccata chiudendola in quell'angolo, si è gettato su di lei e l'ha uccisa.

Il delitto di via Corvera

Il vero mistero del delitto di via Corvera, per gli investigatori, non è tanto chi, ma perché?. Si scava nella vita di Anna Laura. Di Oderzo, 21 anni, da qualche giorno a Pordenone ospite nella casa dove lavorava come babysitter. Bruna, con lineamenti armoniosi, i begli occhi scuri e quell'aria pulita, sembrava una ragazza senza scheletri nell'armadio. Ombre sì, ce n'erano nella vita di Annalaura. All'età di sedici anni, per gioco, aveva seguito un amico in una setta. Telesen Sao, Cenacolo 33, popolo di Jeshaele: così si faceva chiamare la setta del nord est, un manipolo di 12 adepti che nel giro di qualche anno sarebbero arrivati a 100. Poche semplici regole: indossare tute paramilitari, studiare il testo sacro e parlare una lingua inventata dal santone Renato Minozzi, un uomo che diceva di essere in contatto con una civiltà aliena.

La pista della setta

La setta aveva isolato Annalaura portandola in un mondo lontano dal quale stava uscendo grazie a quel lavoro da babysitter e al calore di quei bambini. Fino a quel drammatico 2 febbraio 1998, quando qualcuno bussò alla porta dell'appartamento numero 14 del condominio ‘Annette'. Alla luce di questi trascorsi, i sospetti degli inquirenti cadono sulla setta e sul santone, ma Minozzi ha un alibi. Gli adepti si mostrano ‘collaborativi' tanto da evocare la civiltà aliena perché gli indichi chi ha ucciso la loro giovane consorella. Ne esce fuori un bizzarro identikit del presunto aguzzino. ‘Collaborazione', la chiamano quelli del Cenacolo 33, ‘depistaggio', gli inquirenti.

La svolta

Il delitto della babysitter resta a marcire senza piste, spunti, testimonianze, nonostante il certosino lavoro della Procura. Mese per mese, anno per anno, le indagini si avvicinano sempre di più all'archiviazione, fino a quando, nel 2008, il commissario Massimo Olivotto e il procuratore della Repubblica Luigi Delpino, dispongono che vengano esaminate le prove con una nuova, infallibile tecnica: si chiama DNA. Ne emerge che le tracce sulla scena appartenevano a un soggetto maschile: David Rosset, all'epoca 14enne figlio di un membro della setta, Rosalinda Bizzo, la donna che consegnò agli inquirenti l'identikit. Coincidenza? La Bizzo viene accusata di favoreggiamento, frode processuale e vilipendio di cadavere: secondo gli inquirenti sarebbe accorsa in aiuto del figlio nell'appartamento in via Corvera e avrebbe ripulito la scena.

Il movente sessuale

Secondo la ricostruzione dell'accusa Rosset era andato a trovare la ragazza nella casa in cui lavorava con lo scopo di tentare un approccio sessuale. Annalaura, che non aveva il minimo sospetto delle sue intenzioni, lo aveva fatto entrare e lui a quel punto l'aveva costretta in un angolo della stanza, parandosi davanti. Grazie a quella posizione era riuscito a sopraffarla. Il resto è nelle foto delle Scientifica.

Nel 2009 il Tribunale dei minorenni di Trieste giudica Rosset, ormai 36enne "immaturo e inconsapevole di quello che stava facendo" all'epoca dei fatti, una condizione paragonabile all'incapacità d'intendere e di volere per gli adulti. Nel 2013 il tribunale lo proscioglie in quanto “non imputabile”. Rosset oggi lavora in un negozio di elettronica e non ha mai scontato un giorno di carcere.

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