Uccide marito e simula rapina: “Mi chiamava lurida mula, continuava a picchiarmi”
"Mi chiamava lurida mula" e quando “eravamo in Germania, negli anni Settanta, mi ha costretta ad abortire due volte perché non era il momento di avere figli, ma di lavorare”. Parole di Vincenzina Ingrassia davanti agli inquirenti, dove ha dovuto spiegare il motivo per cui avrebbe ucciso il marito, Alfio Longo, e simulato una rapina nella loro villa di Biancavilla. Anni di vessazioni e maltrattamenti quelli subiti dalla donna nel corso degli anni. “Dopo una vita di sevizie subite in silenzio, dopo tanti anni di violenze continue, non ce l’ho fatta più e in un momento d’ira mi sono scagliata contro mio marito con un ramo usato per accendere il camino” avrebbe detto al procuratore di Catania Michelangelo Patanè.
Dichiarazioni confermate anche dall’avvocato dell’accusata: aveva l'intenzione di divorziare dal marito, ma lui la bloccava sempre dicendole: ‘Tu di qui non ti muovi'” ha detto l'avvocato Luigi Cuscunà. Il legale chiederà al Gip Loredana Pezzino la detenzione cautelare in una comunità protetta o agli arresti domiciliari per la sua assistita. È la richiesta “meno afflittiva e corrispondente alle esigenze giudiziarie” ha detto Cuscunà. “È una casalinga – conclude l'avvocato – che ha sopportato violenze e vessazioni e che è esplosa in quel gesto estremo”.
Secondo quanto scrive anche Repubblica, la donna si era rivolta a un consultorio familiare per cercare di salvare il suo matrimonio, mentre sugli aborti provocati dal marito è emerso un dettaglio agghiacciante: “Salì sulla mia pancia e mi diede tante di quelle botte che persi il mio bambino” ha raccontato al magistrato Raffaella Vinciguerra. I motivi delle liti familiari erano spesso banali, l'ultimo ad esempio sarebbe esploso perché i cani abbaiavano e l’uomo aveva iniziato a bastonarli per poi riservare lo stesso trattamento alla moglie. Poche ore dopo la donna lo avrebbe ammazzato con lo stesso bastone.