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Uccide il padre per proteggere la madre, il preside: “Lasciategli fare la maturità”

Ha ucciso il padre violento per proteggere la madre dall’ennesimo accesso d’ira. Oggi il preside dell’istituto superiore frequentato dal ragazzo a Collegno (Torino) chiede che il diciottenne possa sostenere l’esame di maturità dal carcere. “A. è un ragazzo con una buona media e un carattere mansueto. Non ha mai condiviso l’inferno che viveva a casa”.
A cura di Angela Marino
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"A. è un ragazzo con una buona media e un carattere mansueto. Non ha mai condiviso l'inferno che viveva a casa. Oggi contatterò il Miur e le forze dell'ordine per capire se sarà possibile per A. sostenere l'esame di maturità. Non vedo perché non possa avvenire in carcere per un ragazzo sottoposto a una misura cautelare". Sono le parole – riportate oggi da Repubblica- di Rinaldo Merlone, il dirigente dell'istituto alberghiero ‘Prever' di Collegno (Torino), la scuola frequentata dal diciottenne che lo scorso giovedì 30 aprile ha ucciso a coltellate il padre, per difendere la madre. Secondo i conoscenti e i parenti della famiglia che abita al sesto piano di un palazzone di via Edmondo De Amicis 47, né la madre né i figli hanno mai esternato le violenze fisiche e psicologiche che avrebbero vissuto per mano di Giuseppe Pompa, classe 1968, operaio della Dana Graziano di Rivoli, incensurato,  stato ucciso con 24 coltellate.

Stando a quanto riferito dopo il delitto, la vittima avrebbe esercitato un controllo ossessivo e morboso sulla moglie Maria, bersaglio principale dei suoi accessi d'ira, l'ultimo dei quali si è concluso con 24 fendenti. Coltellate all'addome e al torace, inferte con coltelli diversi, alcuni dei quali si sono spezzati nell'attacco. Il ragazzo, stando a quanto raccontato dalla madre e dal fratello 21enne, entrambi presenti al momento dei fatti, avrebbe reagito all'ennesimo sfogo violento del padre.

Un ragazzo con 8 in pagella, mansueto, con tanti progetti, così lo descrivono quanti lo conoscono da vicino. Non ha mai lasciato trapelare le violenze subite da sua madre a detta di quest'ultima, per il timore che il padre potesse rivalersi contro di loro. Nessuna denuncia, dunque, pendeva a carico della vittima, di cui in molti però raccontano le scenate di gelosia nei confronti della moglie, cassiera di supermercato, con la quale si irritava perché, diceva, lei sorrideva ai clienti. Una situazione di violenza sommersa come ce ne sono migliaia, è quella descritta dalle persone che orbitavano intorno alla famiglia oggi segnata dalla tragedia. Neanche i docenti e i compagni di classe di A. potevano immaginare quanto accaduto. Non potendo immaginare l'inferno vissuto da A. oggi provano solo a preservare un briciolo del suo futuro chiedendo che gli venga concessa la possibilità di sostenere l'esame di maturità.

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