Uccide il padre, l’sms allo zio prima del delitto: “Aiutaci con papà, rischiamo la vita”
"Sei l'unico che ascolta. Devi intervenire in modo drastico. Qui rischiamo tutti la vita". La sera dell'omicidio di Giuseppe Pompa, 52 anni, ucciso dal figlio nella sua casa di Collegno (Torino), dopo l'ennesimo accesso d'ira, i figli avevano chiesto aiuto allo zio. Questo, infatti, come riporta ‘La Stampa', è l'sms disperato che il fratello di Alex Pompa, 18 anni, oggi in carcere per omicidio, ha inviato allo zio alle 22 e 26 dello scorso 30 aprile, proprio la sera del delitto. I due figli della vittima, Denis, 21 anni e Alex, 18, dunque, si sentivano in pericolo, erano convinti di ‘rischiare la vita' o alemno è quello che hanno detto allo zio. I figli della vittima e la moglie, Maria Cotoia, infatti, hanno descritto Giuseppe Pompa come un uomo ossessionato dalla gelosia nei confronti della moglie e abituato a dare sfogo alle sue ire tra le mura di casa, davanti ai due figli.
Il delitto: 24 fendenti, un coltello spezzato
Anche la sera del delitto – andato in scena con 24 coltellate e due coltelli, uno dei quali si è spezzato durante l'aggressione – Giuseppe Pompa avrebbe inveito contro la moglie. A far scatenare la sua ira sarebbe stato il fatto che un collega della donna al supermercato dove lavora come cassiera, a suo dire, le avrebbe posato una mano sulla spalla, in atteggiamento confidenziale. Alle 20 e 40, secondo il racconto di Denis, Maria e Alex, Giuseppe Pompa accolto sua moglie sul pianerottolo, dopo averla aspettata al balcone, e avrebbe dato inizio la lite nella quale si erano intromessi i figli. Giuseppe, sempre secondo il racconto dei familiari, avrebbe iniziato a spingere la moglie, schiacciandole il telefono sulla faccia e i due ragazzi, a quel punto, sarebbero intervenuti per difenderla. È stato Alex stesso, dopo la morte del padre, a chiamare i carabinieri per consegnarsi. Agli inquirenti ha detto di aver agito in difesa della mamma e ha descritto una situazione di maltrattamento e violenza assistita. Prima del delitto, tuttavia, non erano state sporte denunce.
Vittima vessava la moglie: anche 100 chiamate al giorno
Maria Cotoia, la moglie della vittima si è giustificata dicendo che i figli l'avevano ‘sempre difesa' e che non aveva voluto denunciare per paura delle reazioni del marito. Lo stesso uomo descritto dai colleghi dello stabilimento Graziano Dana di Rivoli, come un lavoratore, una persona attenta e responsabile. Allo stesso modo è stato descritto anche dai parenti della famiglia d'origine. Due facce dello stesso uomo, Giuseppe Pompa, che dentro le mura domestiche sembrava cadere preda della sua morbosa ossessione per la moglie. La gelosia del Pompa, infatti, è emersa dai cellulari della vittima e della moglie, il cui esame ha restituito un quadro scioccante. Centinaia di chiamate ogni giorno per controllare la moglie, cassiera all"Ipercop', messaggi che evidenziano l'ossessione dell'uomo per la donna.
I compagni: "Trasferite Alex ai domiciliari, lo ospitiamo"
Mentre la Procura di Torino indaga sull'omicidio, Alex Pompa resta in carcere, dove è recluso dal 30 aprile e dove il Gip, Stefano Vitelli ha deciso che dovesse continuare a rimanere. Per lui si sono mobilitati i compagni dell'Alberghiero ‘Arturo Prever' di Pinerolo, che Alex ha frequentato con ottimi risultati, affinché possa essere trasferito ai domiciliari. Le famiglie dei ragazzi, infatti, hanno dato disponibilità ad accogliere a casa il ragazzo per il periodo che, nel caso, dovrà scontare in reclusione domiciliare. Si attende ora la decisione del giudice dopo la richiesta di trasferimento presentata dell'avvocato Claudio Strata, uno dei difensori di Alex. Intanto dal Ministero dell'Istruzione è arrivato l'ok all'ammissione all'esame di maturità per il ragazzo, che potrà sostenerlo nelle modalità che i giudici stabiliranno per lui. "Questo ragazzo – dice l'avvocato Claudio Strata – merita la vita normale che non ha avuto negli ultimi 18 anni".