Uccide il nipote a colpi di pistola per un post su Facebook: zio condannato a 14 anni di carcere
Due colpi di pistola alla testa per un post su Facebook che suo zio, Alfonso Vela, non avrebbe gradito. Dino Salvato fu ucciso così il 21 maggio del 2018 a Palermo, ora la Corte di Cassazione ha scritto la parola ‘fine' su questa brutta storia di violenza: diventa infatti definitivo il verdetto di condanna che la Corte di Appello aveva ridotto da 18 a 14 anni nei confronti di Vela, reo confesso dell’omicidio avvenuto in fondo Picone, non lontano da via Decollati, nel quartiere Oreto.
Stando alle ricostruzioni, tra zio e nipote, entrambi raccoglitori di ferro i rapporti sarebbero stati sempre molto tesi, ma ad armare la mano dell'imputato quel giorno di quasi 5 anni fa sarebbe stato un articolo condiviso dalla vittima sul suo profilo Facebook, in cui si faceva riferimento ad un sequestro di ferro e rottami proprio a carico dello zio. L'uomo perse le staffe, impugnò una pistola e uccise il nipote 29enne.
Durante l’interrogatorio di garanzia provò poi a sostenere che in realtà era stato Dino a presentarsi armato e che lui era riuscito a strappargli la pistola. Un racconto che non ha mai convinto la Procura. Vela aveva poi confessato e tutta aveva anche fatto ritrovare la stessa arma utilizzata per sparare al nipote.
Alla moglie e ai figli della vittima, parte civile con l’assistenza dall’avvocato Alberto Raffadale, è stata assegnata provvisionale di 90 mila euro. La cifra complessiva del risarcimento danni sarà stabilita in sede civile.
In secondo grado era già stato assolto Emanuele Marino, un altro parente di Vela accusato di favoreggiamento perché sarebbe stato presente al momento dell'omicidio e avrebbe anche aiutato l'assassino a fuggire.