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Ubriaco alla guida e sotto processo per oltraggio, il Tar gli ridà il porto d’armi

Il caso di un bolognese che dopo la scelta del Prefetto ha fatto ricorso al Tar ottenendo di nuovo il porto d’ami.
A cura di A. P.
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Mentre in Italia divampa ancora il dibattito sull'uso della forza in caso di rapine in casa e negozi e sulla necessità di avere armi per legittima difesa dopo i recenti fatti di cronaca, un caso particolare, anch'esso destinato a far discutere, arriva da Bologna. A un uomo, a cui era stata tolta la patente di guida perché beccato al volante della sua auto in stato di ebbrezza e poi finito in tribunale per oltraggio a pubblico ufficiale, il Tar emiliano infatti ha restituito il porto d'armi annullando un provvedimento della Prefettura che aveva deciso di toglierli la possibilità di avere un'arma.

Secondo il tribunale amministrativo regionale, infatti, la guida in stato di ebbrezza era stata precedente al rilascio del porto d’armi da parte della Questura che non aveva trovato impedimenti, mentre il decreto penale di condanna per oltraggio e false dichiarazioni a pubblico ufficiale, contro il quale l'uomo ha fatto ricorso e quindi ancora pendente, riguarda una vicenda "bagatellare". I giudici del Tar infatti hanno ricordato che la vicenda parte da un litigio avvenuto con un ausiliare del traffico che riteneva di essere stato offeso e di aver ricevuto false informazioni sulla residenza da parte dell'uomo e dunque si configura come "di non particolare gravità".

Episodi che in definitiva per il Tar non sono "tali da far sorgere il sospetto che egli possa abusare" delle armi in suo possesso. Questo anche perché la "sua intera condotta di vita e familiare risulta essere del tutto irreprensibile" hanno spiegato i giudici, bollando la valutazione del Prefetto come "arbitraria" e "un grave abuso del potere discrezionale"

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