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Matteo Messina Denaro

Tutto quello che non torna dei racconti di Andrea Bonafede sul suo rapporto con Messina Denaro

Cosa emerge dall’ordinanza di applicazione di misura cautelare di Andrea Bonafede sul suo rapporto con Matteo Messina Denaro: i due pare si conoscessero da tempo e le sue condotte “si sono protratte certamente per molti mesi”.
A cura di Ida Artiaco
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Messina Denaro, la sua auto e Andrea Bonafede
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Da quanto tempo Andrea Bonafede conosceva Matteo Messina Denaro? E che tipo di rapporto c'era tra i due?

Sono queste alcune delle domande a cui gli inquirenti stanno cercando di dare una risposta nelle ultime ore, all'indomani dell'arresto del primo, che aveva ceduto la propria identità al secondo per coprirne la latitanza e permettergli di continuare a gestire indisturbato i propri affari.

Almeno è questo quello che emerge dall'ordinanza di applicazione della misura cautelare firmata dal Gip Alfredo Montalto. Nei documenti si prova anche a ricostruire i rapporti tra i due. Cosa non facile, dal momento che Bonafede, definito nelle carte "uomo d'onore riservato del boss", ha dato una versione dei fatti che gli inquirenti hanno subito smontato, prove alla mano.

La versione di Andrea Bonafede

Bonafede, come si legge nell'ordinanza, ha dichiarato nel corso dell'interrogatorio a cui è stato sottoposto il 16 gennaio scorso, giorno dell'arresto a Palermo di Matteo Messina Denaro, di "aver incontrato causalmente" il boss "circa un anno prima per strada a Campobello di Mazara e di aver ricevuto in quella occasione una prima richiesta di aiuto in ragione dei gravi problemi di salute di cui il latitante affermava di soffrire".

Da qui la sua risposta positiva alla richiesta di Messina Denaro "di cessione dei documenti del Bonafede per potersi curare", sia tessera sanitaria che carta d'identità, "che in una seconda occasione gli sarebbe stata restituita".

Ancora, si legge nel documento, Bonafede ha affermato "di aver ricevuto successivamente una richiesta di ospitalità", a cui avrebbe provveduto acquistando "un appartamento sito in via Cb 31 a Campobello, con il denaro (circa 15mila euro in contanti) che Messina Denaro ebbe a consegnarli e con il quale Bonafede ottenne l'emissione di un assegno circolare versato sul proprio conto corrente postale".

Infine, il vero Bonafede ha accennato al rapporto col medico di base di Campobello di Mazara, il dottor Tumbarello, anche lui iscritto nel registro degli indagati, al quale ha chiesto di "emettere alcune ricette nell'interesse di Messina Denaro, precisando tuttavia di aver non rivelato al medico l'identità del soggetto realmente interessato alle prestazioni oggetto delle ricette".

La ricostruzione del rapporto tra Bonafede e Messina Denaro degli inquirenti

Ma la sua versione non ha convinto gli inquirenti, che hanno evidenziato almeno due elementi incompatibili con la ricostruzione effettuata da Bonafede. In primo luogo, è stato smentito il particolare secondo il quale Messina Denaro avrebbe restituito ad Andrea Bonafede la carta d'identità: al momento dell'arresto, infatti, il boss di Cosa Nostra ne è stato trovato in possesso.

Ma, soprattutto, non tornano le tempistiche fornite da Bonafede sul suo rapporto con Messina Denaro. Secondo gli inquirenti non è possibile che i due si siano incontrati un anno fa casualmente. Già il 13 novembre 2020 il boss aveva utilizzato l'identità di Bonafede per sottoporsi ad un intervento chirurgico, quindi "quasi due anni prima rispetto al presunto incontro tra i due che Bonafede colloca intorno alla metà del 2022".

Inoltre, il 19 gennaio 2023, "grazie alla segnalazione di un rivenditore di autovetture", i carabinieri di Palermo hanno sottoposto a sequestro alcuni documenti "dai quale emergeva che Bonafede aveva anche fornito a Messina Denaro la disponibilità di almeno due autovetture", una Fiat 500 "Lounge" e una Alfa Romeo Giulietta, acquistate rispettivamente il 27 luglio 2020 e il 12 gennaio 2022 da Giuseppina Cicio, madre di Andrea Bonafede.

Dunque, secondo quanto si legge nell'ordinanza, "le condotte di Bonafede hanno avuto inizio ben prima di quanto da lui stesso affermato nel corso dell'interrogatorio". Secondo il Gip, le condotte di Bonafede si sono dunque "protratte certamente per molti mesi" e devono essere "ritenute estremamente significative del pieno e consapevole inserimento dello stesso Bonafede nel tessuto dell'associazione mafiosa", a cui ha fornito "senza dubbio un contributo continuativo di estrema rilevanza" in qualità di "affiliato riservato" al servizio diretto del capo mafia.

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