La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano il mondo del lavoro. Decidiamo di pubblicarle non per dare un'immagine romantica del sacrificio, ma per spingere a una riflessione sulle condizioni e sulla grande disparità nell'accesso a servizi essenziali. Invitiamo i nostri lettori a scriverci le loro storie cliccando qui.
A scrivere a Fanpage.it è una donna di 55 anni: parla del lavoro che ha lasciato perché viveva male, della successiva esperienza finita perché "quando avrebbero dovuto stabilizzare me e i miei colleghi ci hanno lasciato a casa perché ritenuti vecchi" e della sua continua ricerca di una nuova occupazione. "Mi sento in colpa per aver creduto a delle promesse vane: tutti i giorni mando curriculum e mi sento dire che non ho l'età richiesta, ho anche provato a spostarmi in una città più grande ma inutilmente".
La lettera a Fanpage.it
Lavoravo in un'azienda dove il rispetto per le persone era nullo, il responsabile urlava insulti tutto il giorno e la direzione non prendeva mai provvedimenti. Era a circa 30 km da casa, un giorno mi è stata offerto un lavoro a 4 km con un inserimento a tempo determinato per un anno e poi l’indeterminato. Vivendo molto male l'ambiente lavorativo ho deciso di cambiare, ho lavorato circa un anno e mezzo, quando avrebbero dovuto stabilizzare me e i miei colleghi ci hanno lasciato a casa perché ritenuti vecchi.
Ora a 55 anni mi ritrovo a cercare lavoro senza mai essere considerata, nonostante la mia esperienza, e mi sento in colpa per essere andata via dal lavoro precedente, anche se avevo perso 10 kg, lavoravo piangendo e molti colleghi prendevano ansiolitici per fa passare la giornata lavorativa.
Mi sento in colpa per aver creduto a delle promesse vane: tutti i giorni mando curriculum e mi sento dire che non ho l'età richiesta, ho anche provato a spostarmi in una città più grande ma inutilmente, le risposte sono sempre quelle.
Il futuro mi spaventa, ho fatto molti sacrifici nella vita, e ora mi ritrovo a un'età dove si dovrebbe iniziare a cogliere i frutti di quei sacrifici, iniziare a vivere un po' per se stessi, con i figli grandi, concedersi qualche sorriso, invece sono qui che spero che ci sia un direttore delle risorse umane che si metta una mano sul cuore e capisca che anche a 55 anni si può lavorare bene e rendere.