Deve essere girata la buona stella a Giuseppe Sala, che dopo i fasti di Expo ha cominciato la sua corsa alla poltrona di sindaco di Milano (è candidato alle primarie di centrosinistra con Francesca Balzani, Pierfrancesco Majorino e Antonio Iannetta) con qualche difficoltà che sicuramente avrebbe preferito non dovere affrontare. Anche oggi si ritrova a rincorrere un'indiscrezione sulla progettazione della sua villa a Zoagli (golfo del Tigullio) poiché, come anticipato da Il Giornale, a disegnare la villa al mare del manager sarebbero stati due architetti a cui sono stati affidati (nello stesso periodo) alcuni lavori di Expo. «Spiegherò tutto in conferenza stampa» ha dichiarato Sala, e intanto la notizia passa di bocca in bocca.
Secondo Il Giornale Giuseppe Sala avrebbe acquistato il terreno edificabile e il relativo progetto già presentato in comune per poi modificarlo a firma di un tecnico non legato a Expo ma, scrive il quotidiano: “secondo quanto risulta al Giornale a stendere materialmente la bozza originaria del progetto è un professionista che sul sito dell’esposizione lavora in quegli stessi mesi fianco a fianco con Sala: Matteo Gatto, l’architetto che ha disegnato il master plan di Expo”. Matteo Gatto è stato il direttore Visitor experience ed exhibition design di Expo mentre Michele Lucchi (che è stato la penna del decantato ‘Padiglione Zero') conferma con un comunicato stampa di avere eseguito per l'abitazione personale di Giuseppe Sala un intervento "“limitato al completamento di alcuni aspetti degli interni e delle finiture esterne della casa. Si tratta di un incarico professionale svolto tra il 2012 e il 2013 per il quale il mio studio ha percepito un compenso complessivo pari a 70mila euro Iva esclusa”".
Certo è che entrambi nello stesso periodo assunsero degli incarichi senza gara d'appalto per Expo. Come scrive Il Giornale De Lucchi “ottiene da Expo senza gara d’appalto tre incarichi” per un totale di oltre 98mila euro, tra cui i 39mila per il supporto alla redazione del concept del padiglione Zero. Incarichi passati indenni al vaglio dell’autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone e firmati non da Sala, ma da Angelo Paris, il direttore lavori finito agli arresti nel 2014."
Del resto non è ancora passata del tutto la polemica per una foto pubblicata sui social di Giuseppe Sala in riunione con il proprio comitato elettorale all'interno degli uffici di Expo. Un'indelicatezza che sicuramente non è piaciuta a molti (lo stesso Sala ammette di avere compiuto una leggerezza) e soprattutto che ha registrato la dura presa di posizione anche del sindaco di Milano Giuliano Pisapia: secondo la versione di Sala infatti la sua presenza negli uffici sarebbe dipesa dal fatto che il Consiglio di Amministrazione di Expo (di cui fa parte anche il comune di Milano) lo avrebbe "pregato" di restare per spirito di servizio e il sindaco ha emesso un fermo comunicato in cui invece chiarisce di "non avere pregato nessuno".
Anche la guida di Expo ha lasciato più di qualche dubbio: la gestione della trasparenza sugli ingressi (i numeri sono "spariti" nei primi tre mesi), i numerosi rilievi mossi all'organizzazione da Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Anti Corruzione (sono qui), l'arresto di ben cinque suoi collaboratori (Antonio Rognoni, gran capo di Infrastrutture Lombarde, arrestato il 20 marzo 2014; il suo braccio destro Angelo Paris; Antonio Acerbo, suo subcommissario; Pietro Galli, direttore generale vendite e marketing e Christian Malangone, il direttore generale di Expo 2015) e un bilancio consuntivo di quasi 90 milioni di euro di perdite a bilancio a fine manifestazione. A questo si aggiunge un'indagine per l'affidamento diretto del Padiglione Italia a Eataly di cui si è avuta notizia solo dopo la sua archiviazione.
Forse davvero ora Sala si accorge di cosa significhi correre in una competizione elettorale senza più l'appoggio (e la narrazione) di quasi tutti. Se davvero Sala deve sembrare "il manager che salverà Milano" la strada è ancora lunga. Molto lunga.
Ah, a proposito: in realtà Giuseppe Sala una mezza conferenza sulla questione l'ha già fatta, chiarendo che i lavori è vero che sono stati fatti ma ci sono le fatture (che non è propriamente l'accusa che gli è stata rivolta). Le fatture non le ha. Ce le farà vedere. Dice. Pazienza.