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Turni massacranti per 1,5 euro l’ora, lavoratori stranieri sfruttati nei campi in Calabria

In manette cinque imprenditori locali e due stranieri che svolgevano un ruolo di intermediazione. L’inchiesta ha portato alla luce una situazione drammatica in cui i braccianti agricoli stranieri non solo erano sfruttati con paghe da fame per lunghe ore di lavoro nei campi ma erano anche costretti a vivere in situazioni di degrado assoluto.
A cura di Antonio Palma
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Costretti a turni di lavoro massacranti non stop che duravano anche 26 ore con pause pranzo in cui erano obbligati a mangiare a terra, il tutto ovviamente in nero e con una paga da fame che prevedeva appena 1,50 euro all’ora. Sono le terribili condizioni in cui erano costretti a lavorare diversi braccianti agricoli stranieri, letteralmente sfruttati da imprenditori agricoli e loro caporali nei campi della Calabria. La scoperta da parte della polizia di stato di Paola, nel Cosentino, che questa mattina ha seguito sette ordinanza di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone accusate di sfruttamento di manodopera. Nell’ambito della stessa operazione sequestrata anche un'azienda agricola di Amantea dove sarebbero avvenuti i fatti, in provincia di Cosenza.

L’inchiesta, partita da una denuncia di uno dei lavoratori sfruttati, ha portato alla luce una situazione drammatica in cui i braccianti agricoli stranieri non solo erano sfruttati con paghe da fame per lunghe ore di lavoro nei campi ma erano anche costretti a vivere in situazioni di degrado assoluto. Le vittime, per lo più lavoratori provenienti dal Bangladesh, erano costretti a vivere in dieci in un appartamento di 70 metri quadrati ammassati gli uni sugli altri in condizioni disumane. Le abitazioni erano prive di servizi igienici minimi con bagni rotti e inefficienti.

In manette cinque imprenditori locali e due stranieri che svolgevano un ruolo di intermediazione. Per tuti disposti gli arresti domiciliari. Le accuse sono di sfruttamento del lavoro per i primi e di intermediazione illecita per i secondi che, secondo l’accusa, riscuotevano il denaro per assumere gli altri e rivestivano una posizione di privilegio all'interno dell'azienda.

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