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Omicidio Giulia Cecchettin

“Turetta conferma la premeditazione e rischia l’ergastolo con ragionevole certezza”: l’analisi dell’esperto

Il commento dell’avvocato Daniele Bocciolini a Fanpage.it sull’interrogatorio di Filippo Turetta oggi a Venezia nel corso della seconda udienza del processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin: “Ha confermato che si è trattato di un omicidio premeditato. In caso di condanna, rischia con ragionevole certezza la pena massima prevista ovvero l’ergastolo”.
Intervista a Daniele Bocciolini
avvocato penalista, esperto in diritto penale minorile e Scienze Forensi, Consigliere Pari Opportunità e Commissione Famiglia e Minori dell'Ordine degli Avvocati di Roma. 
A cura di Ida Artiaco
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"Le parole di Filippo Turetta confermano pienamente l’impianto accusatorio ovvero che si tratta di un omicidio premeditato per la morte di Giulia Cecchettin. Dunque, in astratto, rischia con ragionevole certezza la pena massima prevista ovvero l’ergastolo".

Così Daniele Bocciolini, avvocato penalista, esperto in diritto penale minorile e Scienze Forensi, Consigliere Pari Opportunità e Commissione Famiglia e Minori dell'Ordine degli Avvocati di Roma, ha commentato a Fanpage.it la seconda udienza del processo per l'omicidio di Giulia Cecchettin tenutosi oggi presso la Corte d'Assise di Venezia, durante la quale l'imputato, Filippo Turetta, ha risposto alle domande del pm e degli avvocati raccontando la sua versione dei fatti.

Avvocato Daniele Bocciolini
Avvocato Daniele Bocciolini

"Ho mentito durante l’interrogatorio precedente. Ho scritta io una lista la sera di martedì 7 novembre e ho messo giù questo piano. In quel momento ho iniziato a fare vari pensieri. L'avevo scritta perché avevo pensato di rapire lei e dopo qualche tempo toglierle la vita”. Queste sono le parole di Filippo Turetta oggi in aula a Venezia. Ha confermato la premeditazione?

"Certamente. Le parole di Turetta confermano pienamente l’impianto accusatorio ovvero che si tratta di un omicidio premeditato. Già da 4 giorni prima dell'omicidio Turetta aveva ben pianificato tutto. Era stata fatta una "lista delle cose da fare", dove compaiono nastro isolante, sacchi della spazzatura. Poi ci sono le ricerche online di luoghi appartati, e su come rendere più difficile tracciarne gli spostamenti, su come e dove gettare il corpo. E ancora, la presenza di due coltelli dentro l'auto, e il prelievo di 200 euro in contanti dal bancomat. Turetta conferma anche di aver mentito nell'interrogatorio nel quale aveva reso una ricostruzione inverosimile, ad esempio che lo scotch era stato acquistato per appendere manifesti. Aveva dichiarato poi che i coltelli erano stati presi perché pensava di suicidarsi. Tutte bugie. La premeditazione è, quindi, pienamente provata".

Cosa cambia alla luce delle ultime dichiarazioni rispetto alla possibilità o meno di avere l’ergastolo?

"Essendo stato confermato l’impianto accusatorio, ovvero l'omicidio volontario aggravato anche dalla premeditazione, Turetta in astratto, in caso di condanna, rischia con ragionevole certezza la pena massima prevista ovvero l’ergastolo. Per la sussistenza della circostanza aggravante della premeditazione sono necessari, infatti, due elementi: uno ideologico o psicologico, consistente nel perdurare nell'animo del soggetto, senza soluzione di continuità fino alla commissione del reato, di una risoluzione criminosa ferma ed irrevocabile; l'altro cronologico, rappresentato dal trascorrere di un intervallo di tempo apprezzabile fra l'insorgenza e l'attuazione di tale proposito. La premeditazione richiede da una parte un notevole lasso di tempo tra l'ideazione del delitto e la sua concreta attuazione e dall'altro una preordinazione di modalità e mezzi per assicurare al piano criminoso una possibilità di riuscita. L’aggravante si giustifica, perciò, in considerazione del fatto che la particolare complessità del processo volitivo rileva una maggiore intensità del dolo. Il soggetto, infatti, ha avuto tempo per pianificare il delitto e ha continuato a volerlo senza mai desistere dal suo proposito; per questo è punito di più, perché avrebbe avuto tutto il tempo per ripensarci".

Secondo lei, quale protese essere la strategia difensiva del team legale di Turetta, ora che ha sostanzialmente confessato tutti i reati di cui è accusato?

"La strategia difensiva è chiara. Il difensore ha anzitutto rinunciato all’udienza preliminare. Per ragioni di economia processuale ovvero per evitare inutili lungaggini processuali ha poi prestato il consenso all’acquisizione al fascicolo del dibattimento di tutta l’attività investigativa ovvero dell’intero fascicolo del Pm. In questo modo si è evitato di sentire nel processo i 30 testimoni indicati dall’accusa compreso il medico legale, essendo state acquisite tutte le sommarie informazioni , e le relazioni. Questo significa che secondo la difesa le indagini sono state ben condotte, i fatti sono chiari. Per questo la Corte può utilizzare per la sentenza tutti gli atti svolti dal Pm, come se fosse un abbreviato (ma senza sconto di pena). La sentenza arriverà, quindi, tra pochi mesi facendo risparmiare tanto tempo. Mancava solo l’ulteriore conferma della premeditazione. E l’ha offerta l’imputato stesso.

Non solo, la difesa ha anche evitato di richiedere la perizia psichiatrica, una carta che ultimamente viene giocata in tutti i processi. In questo senso si vuole comunicare che è non ci sono dubbi che Turetta sia perfettamente capace di intendere e di volere. Nessuna “scorciatoia” quindi. Si vuole comunicare questo alla Corte che dovrà giudicarlo. Il fatto che Turetta abbia chiesto di essere sottoposto ad un lungo esame ammettendo le sue responsabilità secondo la difesa è indice di consapevolezza. È proprio su questo che punta la difesa: sul comportamento processuale dell’imputato, sulla giovane età, sulla sua incensuratezza e sul fatto che questo percorso può condurre a una resipiscenza, a un pentimento. La difesa mira, quindi, ad ottenere le cosiddette circostanze attenuanti generiche che, nel caso di specie, se ritenute equivalenti alle circostanze aggravanti contestate, possono portare a un notevole sconto di pena, riducendo la pena dall’ergastolo a quella di 30 anni di reclusione".

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