Truffe d’amore online, Rossana: “Ero come drogata, mi ha bombardata di parole e ho perso soldi e marito”

A 50 anni Rossana Tescaroli ha creduto a chi, online, diceva di amarla per estorcerle denaro. “Mi ero iscritta a Instagram per controllare mia figlia adolescente, ma la vittima online sono stata io”. La sua storia raccontata a Fanpage.it.
A cura di Chiara Daffini
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Rossana Tescaroli
Rossana Tescaroli

Rossana Tescaroli, vicentina, ha 54 anni e prima del 2020 la sua era una vita tranquilla con marito e figlia. Il suo uragano personale arriva dallo smartphone che tutti noi abbiamo ogni giorno tra le mani: "Mi sono sentita violata nella mia intimità ed è avvenuto dal divano di casa, per mano di una persona che, da dietro uno schermo, mi ha truffata e manipolata", dice la donna a Fanpage.it.

Rossana ha capito di essere caduta nella trappola delle truffe online, un fenomeno sempre più diffuso, quando ormai era troppo tardi. Con fatica è riuscita a rialzarsi e oggi si impegna per aiutare chi vive ciò che ha vissuto lei. Lo fa, innanzitutto, uscendo allo scoperto e raccontandosi: "Perché non ci si deve vergognare – sottolinea -, può succedere a chiunque".

Rossana, come è iniziato tutto?
"La mia storia comincia nel 2020, poco prima del lockdown. Prima di allora avevo una vita normalissima con un matrimonio felice. Non cercavo nulla, mi ero solo iscritta a Instagram per controllare mia figlia adolescente. Qui, però, sono stata agganciata dal profilo di un signore che si spacciava per un imprenditore francese. Sono una persona socievole, quindi abbiamo cominciato a chiacchierare di interessi comuni, sembrava conoscermi benissimo".

Era un'amicizia o c'era un legame sentimentale?
"Poco dopo il primo approccio, questa persona ha cominciato a dirmi che gli piacevo come donna, che sarei stata quella che lui avrebbe voluto avere. Diceva di essere vedovo con due bambini, ma io l’ho bloccato subito, mettendo in chiaro che ero felicemente sposata. Anzi, un giorno mi sono proprio arrabbiata e l’ho bloccato, ma poi sono stata presa dai sensi di colpa e in un attimo di tenerezza, l'ho sbloccato. Da lì mi sono scavata la mia prima fossa".

Perché?
"Sembrava conoscere tante cose di me, anche se non erano esplicite. Le nostre chat andavano sempre più sul personale, lui era eternamente presente e in un certo senso copriva delle lacune che in quel periodo avvertivo: eravamo in lockdown, mia figlia con la dad, mio marito in quel periodo molto impegnato con il lavoro, io sempre sola a casa, lontana anche dalla mia famiglia d'origine. È iniziata così una manipolazione della quale io non ero assolutamente conscia, fino a quando mio marito si è accorto di questa mia trasformazione, perché passavo molto tempo a chattare".

Hai provato a spiegargli?
"Non ci vedevo nulla di male, dicevo di non essere innamorata di quella persona, che quella per me era solo una chat con un amico. Però a un certo punto mi sono accorta io stessa di essere diventata completamente dipendente. Dormivo con il telefono sul cuscino e credevo, erroneamente, di essermi innamorata di quella persona che avevo conosciuto online. Ero come drogata, vivevo in un mondo parallelo, fatto di dipendenza affettiva".

Come si manifestava questa dipendenza?
"Innanzitutto con il love bombing, il bombardamento di parole d'amore, alle quali io non ero mai stata abituata. Lui usava un atteggiamento alternante tra bastone e carota: mi dava la gratificazione, però poi te la toglieva, compariva e scompariva a suo piacimento, senza che io potessi avere il controllo sulla relazione. Si era dunque innescato un alternarsi di continui alti e bassi, meccanismo che influiva a livello psicologico ma anche fisico, agendo sulla dopamina. Alla fine ero come un cagnolino che aspettava in continuazione la carezza".

Vi siete poi visti?
"Abbiamo fatto delle videochiamate, dalle quali in realtà si sentiva poco, però in quel momento ero completamente manipolata, non prestavo attenzione ai dettagli. Ricordo il fruscio di fondo, lui che parlava, i bambini che mi salutavano. Per me con la videochiamata non c'erano dubbi: vedevo davanti a me una persona".

E invece?
"Ha cominciato con delle piccole richieste di soldi, inizialmente di 200 o 300 euro. Mi diceva che non aveva denaro per fare la spesa. La cosa è andata avanti per sei mesi, finché un giorno mi son impuntata e gli ho chiesto di vederci di persona. A quel punto sono arrivati ricatti e minacce e la richiesta di seimila euro".

Che cosa hai fatto?
"Fino ad allora non avevo mai toccato il conto corrente di casa, né chiesto soldi a nessuno, avevo sempre attinto dai miei risparmi personali. In quel momento ero arrivata all'idea di mettere mano al conto corrente di mio padre, che aveva 90 anni. Proprio io, che a lui non avevo mai chiesto nemmeno cinque euro. È stato davanti a quel pensiero allucinante che ho capito che stava accadendo qualcosa di grave".

Poi cos'è successo?
"Il campanello è diventato un campanaccio, il campanaccio è diventato una sirena, che poi si è trasformata in un rumore assordante e mi ha catapultata nella realtà. Tramite un programmino di ricerca facciale sono riuscita a capire che chi mi aveva contattato aveva in realtà rubato l'identità a un famoso imprenditore azero".

Che cosa hai provato davanti alla verità?
"Quando l'ho scoperto mi son sentita morire. Ho capito che avevo perso mio marito, perché ormai lo conoscevo e sapevo perfettamente che lui non sarebbe tornato indietro, infatti ci siamo separati. Mi sono sentita stupida, mi sono vergognata con mia figlia: mi ero iscritta a Instagram per controllare lei ed ero caduta a piè pari in una truffa? Mi sono sentita ignorante, usata, violentata nella mia parte più intima, perché io a quello che credevo fosse un uomo che mi capiva ho dato in mano tutti i miei sentimenti più intimi".

Come ne sei uscita?
"Tramite l’associazione Acta – Azione contro le truffe affettive e il crimine informatico – ho trovato una psicologa che mi ha dato gli strumenti per riuscire a capire quanto mi era accaduto. Poi guardare gli occhi di mia figlia è stata la cosa che mi ha fatta reagire. Mi sono rialzata con molta, molta difficoltà e un anno di psicoterapia, ho preso mia figlia, che per fortuna mi è sempre rimasta silenziosamente accanto, ci siamo tirate su le maniche e siamo ripartite. Negli anni successivi ho dedicato la mia vita al volontariato ed è quello che faccio ancora tutti i giorni. Non ce n'è uno in cui svegliandomi al mattino non dica ‘Ok, io oggi devo far sapere al mondo che queste truffe distruggono le persone'”.

Che consiglio dai a chi oggi si trova nella situazione in cui eri tu?
"Contattate i volontari di Acta. Abbiamo una pagina Facebook e da lì potete scriverci ed essere aiutati in completo anonimato e in modo totalmente gratuito. Non vergognatevi, succede a chiunque: seguo avvocati, psicologi, persone di grande cultura ma soprattutto cuore, che cadono vittime di queste truffe. Sono tranelli studiati ad hoc per la singola persona, per carpirne desideri e debolezze, ma è sempre bene ricordare che chi ti ama non ti chiede soldi, l'amore è gratuito".

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