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Covid 19

Troupe italiana bloccata in Groenlandia: “Siamo in un paesino sperduto, chissà quando torneremo”

Tasillaq, costa est della Groenlandia. Una troupe cinematografica impegnata nella produzione di un documentario, è rimasta bloccata dell’emergenza Coronavirus. Dovevano ripartire il 3 aprile, ma a causa dello scoppio dell’epidemia in Groenlandia, tutti i voli sono stati annullati fino al 15 aprile.
A cura di Gianluca Orrù
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Nella piccola cittadina da 2062 abitanti, accessibile esclusivamente via elicottero, il documentarista torinese Francesco Catarinolo, Bernadette Weber, Ylenia Busolli e Dominic Rogan sono rimasti bloccati e al momento non sanno quando potranno rientrare in Italia.

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Sono lì da fine febbraio per raccontare l'avventura di Robert Peroni, alpinista sudtirolese diventato famoso per essere stato il primo uomo ad attraversare a piedi la Groenlandia e il Sahara, che negli anni Ottanta si è trasferito in questo luogo remoto per aiutare la comunità locale, devastata dal divieto della caccia alla foca.

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Il documentario si chiamerà “The Red House – La Casa Rossa" come quella nella quale Peroni ha avviato un campo base-albergo dedicato al turismo sostenibile, adesso chiusa come tutte le attività commerciali a Tasillaq e nell'intera Groenlandia, in lockdown a causa del Coronavirus.

A metà marzo infatti a Nuuk, la capitale della Groenlandia ma che dista oltre 2 ore di volo da Tasillaq, sono stati scoperti i primi casi di Covid-19, un numero solo apparentemente risibile. I tamponi vengono fatti solo nella capitale e devono essere inviati a Copenhagen per le analisi. La Groenlandia quindi ha deciso di chiudere tutto preventivamente e fino al 15 aprile, ma è molto probabile che il lockdown si prolunghi fino a maggio.

"Noi siamo qui dalla fine di febbraio non perchè siamo in vacanza" spiega Francesco Catarinolo, a capo della troupe di italiani "Stiamo realizzando un documentario, una produzione internazionale Italia-Germania. La casa di produzione italiana, Tekla, si sta impegnando per farci tornare il prima possibile, insieme alle autorità italiane e internazionali"

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"Purtroppo qui in Groenlandia Orientale" spiega Catarinolo "non c'è la possibilità di verificare se qualcuno ha il Coronavirus, perchè non esistono tamponi. Se qualcuno si ammala c'è solo un piccolo ambulatorio con 3-4 dottori, senza terapia intensiva o rianimazione, senza sala operatoria. L'unico modo per farsi curare è il trasporto in elicottero fino a Kulusuk, che dista circa mezz'ora di volo da qui, e poi da lì a Nuuk, nella Groenlandia Occidentale, il lato vicino al Canada per capirci, a due ore di volo. Lì al momento la situazione è difficile perchè ci sono 10 contagiati da Coronavirus, ma è l'unico luogo da cui i voli possono partire per rientrare nel continente."

"Purtroppo ad oggi non siamo riusciti a capire quando torneremo in Italia. I voli erano previsti per il 3 aprile ma sono stati annullati. Forse avremo una opportunità l'8 aprile, oppure il 15. La situazione è molto complessa perchè la Groenlandia tecnicamente è territorio della Danimarca, ma l'Islanda ha chiuso tutti gli aeroporti e noi dovremmo passare di là. Forse sarà possibile rientrare con un aereo cargo fino al continente europeo, a Copenhagen, ma poi da lì non sappiamo al momento come faremo a rientrare in Italia".

Gianluca De Angelis, produttore del documentario, è riuscito a rientrare fortunosamente 20 giorni fa. Il suo rientro era già programmato.

"Sono rientrato quando stavano per chiudere tutto e il lockdown in Italia era appena cominciato" racconta il produttore di Torino "e adesso sto seguendo le attività per farli rientrare il prima possibile, siamo costantemente in contatto con l'ambasciata italiana in Danimarca e con il consolato italiano in Groenlandia per capire come sbloccare la situazione"

"Abbiamo contattato la Farnesina attraverso i mezzi ufficiali e abbiamo segnalato la cosa al Senatore Alberto Airola, che ci ha assicurato che la pratica è all'attenzione del Ministro Luigi Di Maio"

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