"Sulla questione ambientale e, in particolare, sulla tematica delle trivelle, ossia se consentire o meno agli impianti già esistenti entro la fascia costiera di continuare la coltivazione di petrolio e metano fino all'esaurimento del giacimento, anche oltre la scadenza della concessioni", è importante dibattere della questione all'interno della comunità, ma soprattutto va cercata una soluzione "appropriata alla luce dell'enciclica Laudato si' di papa Francesco". E' quanto afferma il Consiglio Episcopale Permanente in merito al famigerato referendum sulle trivelle, di cui si sta discutendo in questi ultimi giorni e per il quale gli italiani verranno chiamati a esprimere un parere il prossimo 17 aprile. Magari sono di vedute troppo strette io, magari le mie conoscenze sull'argomento sono forse troppo scarse, ma non appena ho visto sul mio schermo questa ultim'ora che segnalava l'importantissima dichiarazione resa dalla Cei, la mia mente ha subito pensato: "Embé?".
E' stato più forte di me. Sì effettivamente l'enciclica di Papa Francesco si occupa di Terra e ambiente. Sì, effettivamente Papa Francesco ha sostenuto che "la Terra, nostra casa comune, protesta per il male che provochiamo a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla", tutto vero. Papa Francesco ha più volte dimostrato, intervenendo nel dibattito pubblico, di avere molto a cuore i problemi dell'ambiente, tanto da dedicare al tema un'intera encliclica. Tutto ciò io non lo metto dubbio. C'è però una domanda a cui proprio non riesco a trovare risposta: cosa c'entra il Vaticano? Ma soprattutto: per quale motivo i Vescovi dovrebbero interessarsi al referendum sulle trivelle, tanto da dichiarare pubblicamente che la questione va affrontata basandosi su un'enciclica papale? Siamo ormai talmente abituati al fatto che la Chiesa intervenga su ogni temada non renderci conto che questa ingerenza – solo l'ultima di una lunghissima serie – in un Paese realmente laico non sarebbe affatto tollerata?
Al di là del mio atteggiamento da agnostica militante, vorrei capire un'altra cosa: su quali basi scientifiche poggerebbe l'eventuale indicazione al voto? Sono davvero sufficienti le parole del Papa oppure per esprimere un parere su una questione così complessa, sarebbe meglio che a intervenire nel dibattito, e quindi a indirizzare il voto di parte dell'opinione pubblica verso il sì o verso il no, fossero degli esperti che, con dati alla mano, siano davvero in grado di spiegare ai cittadini di cosa si sta parlando? Il buon senso risponderebbe che no, non dovrebbe interessarci il parere di chi della questione sa ben poco e che per fornirlo si basa unicamente sulle parole proferite dal Papa, non esattamente noto per essere un'autorità competente in materia.