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Trifone e Teresa, ascoltati amici e parenti di Giosuè Ruotolo

Continuano le indagini sul duplice omicidio di Pordenone: negli ultimi giorni sono state ascoltate una trentina di persone a Somma Vesuviana, paese d’origine dell’unico indagato, Giosuè Ruotolo.
A cura di Susanna Picone
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La scorsa settimana, nell’ambito delle indagini sul duplice omicidio di Pordenone di Trifone Ragone e di Teresa Costanza, non è stata ascoltata solo la fidanzata dell’unico indagato, l’ex coinquilino e collega di Trifone Giosuè Ruotolo. Nei giorni scorsi, infatti, i due pm che coordinano le indagini, Matteo Campagnaro e Pier Umberto Vallerin, sono andati in Campania per fare qualche domanda ad altri amici e familiari del 26enne di Somma Vesuviana (Napoli) unico sospettato del duplice delitto. A riportare la notizia è il quotidiano Il Gazzettino, che non esclude altri colpi di scena nelle indagini. Per ora però l’unica certezza è che solo Ruotolo compare tra gli indagati. Tra i parenti e gli amici di Ruotolo ascoltati in Campania sarebbe stato interrogato anche il fratello dell’indagato che la sera del duplice omicidio di Trifone e Teresa era collegato come Giosuè al videogioco “League of legend”. Come scrive Il Gazzettino, la trasferta dei pm in Campania è stata definita “proficua”.

Trifone Ragone e Teresa Costanza sono stati uccisi il 17 marzo sul piazzale della palestra di pesistica che frequentavano a Pordenone. Quella sera qualcuno si avvicinò all’auto della coppia impugnando una vecchia Beretta 7.65 ed esplose sei colpi a bruciapelo. Solo a settembre nel registro degli indagati è stato iscritto Ruotolo, militare come Ragone e suo ex coinquilino. Il ragazzo, che ha sempre detto di essere innocente, ha fornito agli investigatori la ricostruzione di quanto avrebbe fatto la sera del duplice omicidio. Anche il suo avvocato, intervistato da Fanpage, ha detto che con la vittima il giovane non aveva rapporti da oltre un anno. Il mese scorso, dopo una lunga licenza, il giovane campano è tornato al lavoro: non è però stato riassegnato alla caserma di Codacons (Pordenone) dove era di stanza prima delle indagini e dove aveva lavorato per anni assieme a Ragone.

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