Trieste, Robert ucciso a 17 anni dall’amico. La madre dell’aggressore: “Era come un figlio”
Erano cresciuti insieme Robert e Alì, dividendo i giochi d'infanzia e le prime esperienze adolescenziali. Alì, 21 anni e Robert più piccolo di qualche anno, avevano lo stesso gruppo di amici e frequentavano uno casa dell'altro fino a qualche mese fa, quando il 17enne aveva iniziato ad uscire con l'ex fidanzata dell'amico. Prima avevano litigato, poi erano iniziati gli insulti e le minacce fino alla serata di venerdì scorso, quando Alì ha stretto attorno al collo di Robert un vecchio laccio e lo ha strangolato. Si ipotizza anche l'intervento di un complice, ma al momento questo dettaglio non è stato confermato.
Robert avrebbe dovuto incontrare la fidanzata 22enne in un ostello di Trieste, lì dove lei aveva preso una stanza in affitto. Nella serata di venerdì il 17enne era uscito di casa alle 23 e risultava scomparso. Prima di scoprire la sua tragica morte, i genitori avevano diffuso online alcuni appelli per incentivare le ricerche. Diverse ore di attesa e poi la notizia: Robert era stato ucciso nel sottoscala dell'ostello di via Rittmetyer. L'amico gli ha teso una vera e propria imboscata, ma giura di averlo fatto "solo per spaventarlo". Alle forze dell'ordine ha detto di non aver mai avuto intenzione di uccidere. "Robert era come un figlio per noi – spiega la madre di Alì, il 21enne che ha compiuto il delitto – e non riesco a capire cosa sia successo. Sono distrutta per il ragazzo e per i suoi familiari". La donna si è presentata al comando dei carabinieri di Trieste insieme al marito per fornire la sua testimonianza agli investigatori.
Alì e la ragazza contesa avevano vissuto insieme per un anno in Germania. Avevano persino parlato di matrimonio prima che la pandemia togliesse loro il lavoro. Avevano dovuto fare ritorno a Trieste e poi lei aveva interrotto la relazione, avvicinandosi a Robert. Una frequentazione iniziata da poco, la loro, e finita violentemente. Dopo l'omicidio, Alì ha abbandonato il corpo dell'amico nel sottoscala dell'albergo ed era tornato a fare la vita di tutti i giorni, in giro per la città. Ci è voluto un giorno intero per accorgersi di quel cadavere. Dopo il ritrovamento, gli inquirenti hanno bussato nella serata di sabato alla porta del 21enne che, alla vista dei carabinieri, ha avuto un malore. Portato di corsa in ospedale, è stato sentito soltanto ieri.
Secondo le poche informazioni sul suo colloquio con gli investigatori, Alì ha riconosciuto il delitto ma non ha formulato una vera confessione. La Procura di Trieste aprirà un fascicolo per omicidio volontario.
Nuovi testimoni e la richiesta di custodia cautelare in carcere
Il sostituto procuratore Lucia Baldovin, titolare delle indagini chiederà al gip nella giornata odierna la convalida del fermo nei confronti del 21enne Alì. Per lui sarà inoltre richiesta la custodia cautelare in carcere. Nel frattempo davanti ai Carabinieri di Trieste sono comparsi due nuovi testimoni che conoscono i due giovani. Alle forze dell'ordine avrebbero fornito informazioni sui movimenti dei due nei giorni precedenti l'omicidio. Le nuove testimoniante avrebbero convalidato la tesi degli investigatori e confermato la versione dei fatti fornita dal 21enne che ha parzialmente confessato l'omicidio. Non sarebbero emersi nuovi elementi, ma i dettagli forniti si aggiungono al quadro probatorio già chiaro. Non si esclude che le indagini possano ulteriormente allargarsi. Si cerca infatti il complice del 21enne. Si tratterebbe, secondo le prime informazioni, di un altro minore.