Trieste, la madre dell’assassino: “Chiedo perdono, non credevo potesse fare una cosa così”
"Tre famiglie distrutte: non ho parole perché nessuna parola può confortare un genitore quando perde un figlio". A parlare è Betania, la madre di Alejandro Augusto Stephan Meran, il giovane domenicano accusato di omicidio plurimo per aver ucciso due agenti di polizia nella Questura di Trieste. Lo ha detto al Giornale Radio Rai, chiedendo perdono per quanto commesso dal figlio e spiegando che aveva segnalato più volte ai servizi sociali lo stato di salute mentale del figlio. Tra le lacrime la donna ha aggiunto: "Non credo che mio figlio potesse fare una cosa del genere".
La donna ha raccontato che la sera prima della sparatoria in Questura il figlio le diceva che "non riusciva a dormire. Sentiva delle voci, che lo stavano perseguitando e lo volevano ammazzare. Cercavo di calmarlo dicendogli di stare tranquillo, di dormire e che sarebbe passato. E mi diceva: ‘Mamma non senti la voce? Non lo vedi? Mi vuole uccidere'". La donna ha sottolineato che il giovane "ha problemi psichici ed era in cura in Germania prima che arrivassimo in Italia".
Alejandro Augusto Stephan Meran si è avvalso della facoltà di non rispondere
Nel frattempo la scorsa notte Alejandro Augusto Stephan Meran, ricoverato all'ospedale Cattinara di Trieste e costantemente piantonato dalle forze dell'ordine, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande poste dagli inquirenti. Ieri in tarda serata il magistrato di turno e il Procuratore, dopo che il primo in Questura aveva sentito il fratello Carlysle, hanno raggiunto l'indagato al nosocomio per interrogarlo e tentare di fare chiarezza sui non pochi punti ancora oscuri della tragedia. Il presunto killer tuttavia si è avvalso della facoltà di non rispondere. I magistrati lo hanno dichiarato in stato di fermo.
La dinamica del duplice omicidio
Stando a quanto accertato l'uomo – condotto in questura insieme al fratello con l'accusa di aver rubato un motorino – aveva chiesto di poter essere accompagnato al gabinetto. A farlo è stato l'agente Pierluigi Rotta, 34 anni, che tuttavia è stato disarmato e ucciso con almeno due colpi di pistola al torace e all'addome. A quel punto Meran – pistola alla mano – si è avviato verso l'uscita trovandosi davanti l'agente scelto Matteo De Menego, a cui ha sparato tre colpi alla clavicola sinistra, al fianco sinistro e alla schiena, per poi sfilare anche a lui l'arma di ordinanza. Proseguendo verso l'uscita della questura Meran ha avuto un terzo conflitto a fuoco, con l'agente al corpo di guardia, che l'ha ferito all'inguine in modo non grave. Meran, spiegano ancora le fonti, è comunque riuscito ad uscire dall'edificio, dove è stato bloccato dagli uomini della squadra mobile.