Trieste, agenti uccisi da cinque proiettili: “Sparati 16 colpi, utilizzate le loro pistole”
Alejandro Augusto Stephan Meran avrebbe esploso sedici colpi, dentro e fuori la Questura di Trieste, lasciando a terra senza vita i due agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego ai quali aveva sottratto la pistola dalla fondina. Nuovi dettagli, dopo che il Gip ha convalidato il fermo del presunto assassino accogliendo le richieste della Procura sulla custodia in carcere, che alimentano le polemiche sugli equipaggiamenti in dotazione alle forze dell'ordine. In particolare, "nella vicenda ci sono stati problemi con le fondine – dice il Sap -. Al primo agente è stata sfilata la pistola perché aveva una fondina vecchia, in quanto quella in dotazione gli si era rotta. Al secondo agente ucciso, la fondina sarebbe stata strappata dalla cintura quando ormai era già in terra, inerte, a causa delle ferite per i colpi esplosi con la prima arma".
Le polemiche dopo la tragedia di Trieste
Meran è accusato di duplice omicidio e di 8 tentati omicidi: avrebbe quindi utilizzato entrambe le armi, esaurendo il caricatore di almeno una. Ha colpito con due proiettili Pierluigi Rotta, al lato sinistro del petto e all'addome, e con tre l'agente scelto Matteo Demenego, sotto la clavicola sinistra, al fianco sinistro e alla schiena. Il terzo agente ferito nella sparatoria sarà operato per le ferite riportate alla mano e non è in pericolo di vita. Le fondine e le pistole delle due vittime sono state sequestrate. Il Dipartimento della pubblica sicurezza dichiara che "allo stato attuale degli accertamenti, in assenza di testimoni e documenti video, è priva di fondamento ogni arbitraria ricostruzione della dinamica che ha portato alla sottrazione dell'arma del collega ucciso per primo". Così in una nota il Dipartimento in relazione alle "speculazioni generate da un rappresentante del Sap nel tentativo di correlare la tragica morte di Matteo e Pierluigi all'inadeguatezza dell'equipaggiamento in dotazione".
Cerimonia per ricordare i due agenti uccisi
Ieri è stata una giornata di lutto cittadino a Trieste. Davanti al luogo della tragedia si è tenuta una commemorazione in ricordo degli agenti: rispettato un minuto di silenzio, accompagnato dalle sirene dei mezzi dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato ed è stata deposta una corona di fiori. E in serata migliaia di persone sabato sera si sono raccolte davanti alla Questura per la fiaccolata silenziosa in ricordo di Pierluigi Rotta e Matteo Demenego.
La fidanzata di Demenego: “Amava il suo lavoro, ma diceva: rischio troppo”
"Volevamo sposarci, avere un figlio, costruire una famiglia". Queste le parole di Valentina Saponaro, 25 anni, la fidanzata di Matteo Demenego, 31. "Matteo era un ragazzo straordinario, premuroso…un pezzo di pane. Lui amava il suo lavoro, ma mi raccontava che talvolta è pericoloso. E ora, dopo quello che è successo, mi viene da dire che quel lavoro può anche essere una m…" dice a Repubblica Valentina è dipendente di una palestra, dove fa la segretaria e insegna ai corsi di fitness. La scorsa settimana Demenego e il collega Rotta avevano salvato la vita a un 15enne che era sul punto di suicidarsi: i due agenti lo avevano hanno fatto desistere. “Convivevamo insieme dal 2 gennaio – continua Valentina – Io a breve avrei ottenuto il contratto di lavoro a tempo indeterminato… avremmo comprato casa, ci saremmo sposati e avremmo avuto un figlio. Matteo amava il suo lavoro. Era appassionato. Prima aveva fatto il militare, poi quando è uscito il concorso ha tentato quella strada. Ha fatto la scuola di Polizia a Vibo Valentia, in Calabria."