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Treviso, minaccia e picchia medici e infermieri in ospedale: “Fatemi una Tac, ho consultato Google”

L’episodio è avvenuto nei giorni scorsi all’ospedale di Treviso, ma non è la prima volta che accade. Numerosi sono stati i casi di infermieri e medici attaccati da pazienti dopo un “consulto” sul ‘dottor Google’.
A cura di Biagio Chiariello
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immagine di repertorio
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Ha consultato "Google" e si è presentato in pronto soccorso pretendendo esami sconsigliati dai medici, una TAC per la precisione. Quando il personale medico dell'ospedale di Treviso gli ha detto che non era necessaria, lui, in tutta risposta, li ha aggrediti. Purtroppo, non è il primo episodio in cui medici e infermieri della provincia trevigiana sono vittime di aggressioni.

"Ci sono soprattutto aggressioni verbali", conferma Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca. "Purtroppo, però, non mancano nemmeno quelle fisiche". Solo l’anno scorso si sono verificate 200 aggressioni nelle strutture dell’azienda sanitaria locale, tra cui quella di un paziente furioso che ha distrutto alcuni mobili del pronto soccorso di Montebelluna perché pretendeva certi esami dopo aver consultato internet. "Lo abbiamo denunciato", rivela il direttore generale.

Proprio con l'obiettivo di preparare il personale ospedaliero a fronteggiare episodi di questo tipo, "abbiamo sviluppato dei corsi e continueremo a farlo, per formare i nostri collaboratori a riconoscere più facilmente le situazioni potenzialmente pericolose e, di conseguenza, mantenere le distanze quando necessario", afferma Benazzi.

Naturalmente, la presenza dei vigilanti è fondamentale, così come quella delle oltre ottocento telecamere sparse negli ospedali, nei distretti e in altri centri dell’Usl a livello provinciale. Tuttavia, medici e infermieri non possono prescindere dal supporto delle forze dell’ordine: "I loro interventi sono immediati nel momento in cui vengono chiamate", evidenzia il direttore generale, "e rappresentano anche un deterrente davvero efficace".

L'obiettivo, però, è che siano le persone stesse a capire "che i medici e gli operatori sanitari non sono contro di loro, ma stanno lavorando per aiutarle", sottolinea Benazzi. Anche perché, "se non si fermeranno, sarà sempre più difficile trovare personale disposto a lavorare nell’ambito dell’emergenza-urgenza", avverte il direttore generale. "È il classico cane che si morde la coda. L’emergenza Covid ha rappresentato una sorta di detonatore a livello sociale. Da parte nostra, chiediamo a tutti di avere un po' più di pazienza e di mantenere sempre un comportamento rispettoso."

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