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Treviso, Antonio lascia la sua casa ai rifugiati: “La mia famiglia si trasferisce in canonica”

Professore di liceo, Antonio Calò già nel 2015 decise di aprire le porte di casa sua a sei rifugiati africani. Durante le prossime feste di Natale traslocherà con la moglie e i 4 figli negli ambienti della parrocchia di Santa Maria del Sile: “Non andremo a sostituire nessuno, resteremo una famiglia indipendente”.
A cura di Ida Artiaco
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Antonio Calò.
Antonio Calò.

Già due anni fa aveva dato prova di avere un grande cuore ospitando in casa sua sei rifugiati africani, sotto choc per l'ennesima strage di migranti nel Mediterraneo. Ma ora il professore Antonio Calò ha deciso di fare di più. Ha annunciato la sua volontà di lasciare l'intero stabile, che si trova a Camalò di Povegliano, in provincia di Treviso, ai migranti per trasferirsi insieme alla moglie Nicoletta e ai loro quattro figli nella canonica del prete locale, don Giovanni Kirschener. Da tempo attivista dei diritti umani, Calò, docente di liceo, traslocherà durante le prossime feste di Natale nella parrocchia di Santa Maria del Sile, con la speranza che la sua abitazione diventi un centro d'accoglienza per immigrati, disoccupati e disagiati d'ogni genere. "Sarebbe bellissimo se riuscissero a ricongiungersi con i loro famigliari. Così la mia casa potrà diventare una casa africana", ha commentato al Gazzettino di Treviso.

Il suo esperimento è stato condiviso dal vescovo della città veneta don Gianfranco Agostino Gardin. "Ci sono delle fragilità e delle fatiche nella condizione di prete, un tempo compensate dal contesto familiare in cui vivevano i sacerdoti" ha dichiarato il sacerdote. "Non andremo a sostituire nessuno – ha poi continuato a precisare Calò -, rimarremo una famiglia, diciamo indipendente. Ma è bello, e in questo voglio far percepire tutta la mia gioia di fronte a quest'avventura, unire due luoghi d'incontro, la canonica e la famiglia, entità votate all' accoglienza". L'obiettivo finale, nelle intenzioni del docente, è di "combattere la solitudine e il disorientamento di chi non può contare su un sostegno".

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