Trentino, orso avvelenato in Val di Non: stesso veleno di un anno fa
Ad uccidere l'orso di otto anni ritrovato morto alla fine di marzo nel territorio del comune di Lover, in provincia di Trento, è stata un'esca avvelenata piazzata probabilmente dall'uomo per ucciderlo. La conferma è arrivata nelle ore scorse dalle analisi sulla carcassa dell'animale condotte su richiesta della magistratura che sta indagando sul caso e ora agli atti del procedimento giudiziario. Le stesse analisi però hanno rivelato anche un'altra circostanza ancora più terribile, l'esca che ha ucciso l'orso era stata realizzata con la stessa sostanza con la quale è stato ucciso un anno fa l’orso M6, la cui carcassa fu ritrovata sempre in Val di Non.
Sull’intenzionalità di uccidere l'orso quindi ormai non ci sono più dubbi. Del resto a confermare questa ipotesi anche le dimensioni e la tossicità della trappola che non era destinata a un animale di piccole dimensioni. Anche il luogo in cui è stata trovata la carcassa lascia pensare che il veleno fosse stato messo volontariamente non lontano dai sentieri battuti dall’uomo e a pochi chilometri dalle case per evitare che l'animale si potesse avvicinare troppo.
A questo punto sono in molti a temere la presenza di veri e propri bracconieri dediti all'avvelenamento degli orsi in Trentino. A farla da padrone probabilmente è la paura dei plantigradi anche se gli esperti assicurano che il numero degli esemplari sul territorio è compatibile con l’uomo. "Siamo ben lontani dalla densità di altre specie e dunque non esiste alcun tipo di pericolo generato dagli orsi. I danni provocati da questi animali ci sono ma il loro ammontare è perfettamente sostenibile per le casse del Trentino. Purtroppo quel che non conosciamo spesso genera paure ed è quello che sta capitando" ha spiegato infatti uno dei responsabili del “progetto orso” della provincia di Trento.