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Tredicenne violentata per mesi dall’insegnante che doveva darle ripetizioni a casa

I fatti sarebbero avvenuti a Torino nel 2015, ma gli abusi sono stati nascosti e anzi insabbiati dalla comunità religiosa iraniana Bahà’i di cui sia l’accusata che la vittima facevano parte. La giovane avrebbe denunciato in più occasioni la vicenda, per cercare di rimediare le sarebbero stati offerti dei soldi. Diverse persone devono ora rispondere di questa vicenda, con accuse che vanno dallo stupro al favoreggiamento, passando per l’omessa denuncia.
A cura di B. C.
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Una ragazzina di 13 anni sarebbe stata violentata più volte e per mesi dall’uomo che si era offerto di darle ripetizioni scolastiche pomeridiane per recuperare le insufficienze mostrate a scuola. Ma gli abusi sarebbero stati nascosti e anzi insabbiati dalla comunità Bahà'i (una religione abramitica monoteista nata in Iran durante la metà del XIX secolo) di Torino, di cui la sua famiglia faceva parte. E anzi ai genitori sarebbero stati offerti dei soldi affinché tacessero. "Un aiuto, non un ricatto", aveva prescritto l’Assemblea nazionale che, istituita una commissione, aveva allontanato l'anziano violentatore. Solo dopo che la famiglia si è trasferita nel Biellese, dove una psicologa, avvicinata tramite la scuola, ha consigliato alla ragazzina di sporgere denuncia, il caso è venuto fuori.

Sembra che la giovanissima avesse voti molto bassi a scuola. Così uno dei ‘saggi’ della comunità Bahà'i aveva convinto i genitori a portarla in quei locali la domenica mattina perché prendesse ripetizioni. E’ stato allora che è cominciato l’incubo per la 13enne, violentata più volte e per mesi, nel 2015. Dopo la denuncia e le indagini il presunto insegnante, che aveva ammesso di fronte alla comunità quanto compiuto e si era recato spontaneamente dall'autorità giudiziaria, a quanto riferisce il suo legale, sarebbe finito in carcere nel 2016 e da luglio si trova ai domiciliari. Come detto, l’uomo deve difendersi anche dall’accusa di aver intavolata una trattativa con la persona offesa per risarcire il danno ed evitare di screditare la comunità religiosa. Accusata di omessa denuncia pure una altra psicologa del gruppo, a cui la giovane vittima si era rivolta inizialmente. La vicenda è già arrivata in un'aula giudiziaria. Il prossimo 18 aprile, infatti, comincerà l'udienza preliminare nei confronti di coloro che sono coinvolti nella vicenda.

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