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Tre insegnanti italiani arrestati a Natale in Bulgaria: “Colpevoli di aver soccorso dei migranti”

Simone Zito, Lucia Randone e Virginia Speranza son o stati trattenuti una notte in carcere in Bulgaria dopo aver prestato soccorso a dei migranti marocchini provenienti dalla Turchia.
A cura di Davide Falcioni
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Simone Zito, Lucia Randone e Virginia Speranza. Sono i nomi di tre insegnanti torinesi che la notte di Natale, proprio mentre milioni di persone brindavano e si scambiavano regali, sono stati arrestati in Bulgaria per aver commesso un imperdonabile reato: quello di aver tentato di salvare vite umane, nello specifico quelle di alcuni migranti di nazionalità marocchina "rei" di aver appena attraversato il confine con la Turchia, ormai semiassiderati. I tre italiani fermati dalle solerti autorità bulgare sono attivisti del collettivo Rotte Balcaniche, un gruppo che da anni opera prima in Bosnia e Serbia e ora in Bulgaria, per soccorrere e assistere i migranti.

A raccontare la vicenda sulla sua pagina Facebook è Simone Zito: "Approfittiamo delle vacanze natalizie, interrompiamo lavori e studio per venire in Bulgaria. Dopo 40 ore di viaggio e 12 ore fermi in Croazia per via di un ingorgo epico, a poche ore dal nostro arrivo riceviamo una richiesta di soccorso. È il 24 dicembre pomeriggio. Tre ragazzi marocchini sono stremati nel bosco, uno è ormai semi-incosciente e in iniziale stato di ipotermia".

Raggiunti i migranti gli attivisti allertano la polizia bulgara come da procedure. "C'è il terrore nei loro occhi quando diciamo che per chiamare l'ambulanza e salvare il loro amico, arriverà sicuramente la polizia bulgara. Ci vuole molto tempo per rassicurarli che, grazie alla nostra presenza, non verranno picchiati, ma condotti in un centro di detenzione per due settimane e poi in un campo aperto dove sarà loro possibile chiedere asilo in Bulgaria", racconta l'attivista. Sul posto arriva anche un'ambulanza, che riparte vuota dopo un rapido controllo ai tre ragazzi marocchini.

L'attenzione degli agenti di polizia bulgari viene quindi rivolta anche ai tre insegnanti italiani: "Dopo ore di tensione, la polizia ci dice che saremmo stati arrestati – prosegue Zito – Gli agenti ci dicono di consegnare i telefoni. Rispondiamo che lo faremo solo quando avremo i documenti del nostro fermo". Gli insegnanti torinesi vengono condotti alla caserma bulgara di Malko Tarnovo. "Ci hanno reclusi in una stanza spoglia, fredda, sporca, dopo aver subito minacce e intimidazioni. Ci rifiutiamo di lasciare le impronte segnaletiche. Cerchiamo di dormire per terra".  Dopo una notte in cella, i tre insegnanti italiani sono stati rimessi in libertà: "Al mattino veniamo liberati – scrive Zito -. Ci chiedono di firmare dei fogli in bulgaro ma ci rifiutiamo. Siamo abbastanza sicuri di aver salvato stanotte tre persone e di aver dovuto fare un po' di galera per questo. Oggi, in Europa, va così. Siamo sereni".

"Le politiche migratorie europee stanno trasformando le frontiere di terra e di mare in veri e propri tritacarne autorizzati, che mettono le persone in pericolo e poi ne omettono il soccorso, rendendosi di fatto dirette responsabili della loro morte".

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