Tre 20enni mangiano tataki di tonno e finiscono in ospedale: ristoratori condannati a lavori socialmente utili

Due anni fa tre ragazze di età compresa tra i 23 e i 26 anni erano finite in ospedale dopo aver mangiato un piatto a base di tonno crudo in un ristorante di Fano (provincia di Pesaro e Urbino). Ora i titolari del locale sono stati condannati a svolgere lavori socialmente utili all’Auser locale.
Come è stato ricostruito, nel settembre 2022 le tre giovani erano uscite insieme ad altre amiche e avevano ordinato al ristorante del tataki di tonno. La ricetta giapponese prevede che il pesce sia marinato nella salsa di soia, passato nel sesamo e poi scottato lievemente all'esterno, mantenendo l'interno crudo.
Pochi minuti dopo aver mangiato il piatto, le ragazze si erano sentite male manifestando sintomi come macchie sulle braccia, rossore al volto e poco dopo era arrivata anche la nausea, come ricorda Il Messaggero, insieme a palpitazioni e dolore al torace.
A quel punto, di fronte alla situazione, le amiche con cui erano andate a cena erano state costrette ad accompagnarle al pronto soccorso del Santa Croce. I sanitari, dopo aver riscontrato una pressione bassissima, con una frequenza cardiaca fino a 160 e valori sballati, avevano evidenziato nelle tre una sindrome sgombroide.
Si tratta di una intossicazione alimentare provocata dall'istamina, sostanza che si trova in diverse pesci e che, se la loro conservazione non è corretta, viene prodotta in quantità eccessiva. Le ragazze coinvolte erano state ricoverate per 6 giorni nel reparto di Cardiologia.
Dopo essere state dimesse, erano stati loro prescritti farmaci per il cuore e i medici gli avevano anche raccomandato di evitare di fare sport e sforzi per un mese.
Le giovani hanno denunciato l’accaduto e i due titolari del locale sono stati mandati a processo con le accuse di lesioni colpose e di commercio di sostanze alimentari nocive per la cattiva conservazione.
Dopo aver risarcito le ragazze, la parte civile ha ritirato la querela per lesioni ma per il secondo reato sono stati condannati a svolgere lavori socialmente utili all’Auser di Fano.