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Trattore si ribalta, muore un agricoltore nel vicentino

L’uomo stava effettuando dei lavori su un terreno agricolo vicino casa quando il trattore che stava guidando si è ribaltato, schiacciandolo.
A cura di Davide Falcioni
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Un agricoltore di 69 anni è morto ieri a Lusiana Conco (Vicenza), un comune montano dell'Altopiano di Asiago, dopo essere stato investito dal trattore che stava conducendo. Stando a quanto ricostruito, l'uomo stava lavorando su un terreno agricolo vicino alla sua casa quando, per ragioni ancora da determinare, il mezzo agricolo si è ribaltato.

Dopo l'allarme lanciato da alcuni vicini di casa, che hanno udito il forte rumore, sul posto è arrivata un'ambulanza dall'ospedale di Asiago, ma ogni tentativo di soccorso si è rivelato vano: i sanitari non hanno potuto che accertare il decesso. In un primo momento era stato richiesto l'intervento dell'elisoccorso che poi è stato fatto rientrare. I rilievi, per stabilire la dinamica dell'incidente, sono stati effettuati dai carabinieri.

In Italia un agricoltore muore ogni 2,4 giorni

L'Italia detiene il triste primato europeo di Paese con più morti in ambito lavorativo (dati Eurostat 2020) e quello agricolo è uno dei settori tutt'oggi più in difficoltà: ogni 2,4 giorni muore infatti un agricoltore e la prima causa del decesso è la perdita di controllo del mezzo agricolo (Dati Inail). Secondo il rapporto dell'Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro tra il 2019 e il 2022 è stata registrata una media di 150 morti all'anno in agricoltura, con un picco massimo di 171 nel 2019 e un minimo di 137 nel 2022.

Oltre al dato numerico, i morti sul lavoro in agricoltura nascondono un ulteriore aspetto allarmante. Prendendo ad esempio l'anno 2022, se rapportiamo i 137 morti sul lavoro al numero totale di infortuni denunciati (26.459), si ottiene un tasso dello 0,52%, ben più alto di quello osservato per le categorie "Industria e servizi" e "Conto Stato" (rispettivamente 0,18% e 0,04%).  Il rapporto Inail indica che i 3/4 delle vittime sono italiani, il resto è rappresentato dalle nazionalità indiana e, a seguire, marocchina, albanese e senegalese. Inoltre, solo il 53% delle vittime è un lavoratore dipendente e di questi, 8 su 10 hanno un contratto a tempo determinato mentre, il 40% circa è autonomo con una grande maggioranza di coltivatori diretti e/o familiari.

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