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Trattativa Stato-mafia, la Commissione Antimafia discute la ricostruzione di Pisanu

Tra accuse e polemiche, la Commissione Antimafia discute la ricostruzione “morbida” di Beppe Pisanu sulla trattativa tra Stato e mafia. Una relazione che rischia di essere la pietra tombale sull’inchiesta parlamentare.
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Alla fine, a modo suo, l’ha ammesso anche Mario Mori: «Benissimo, Pisanu nella sua relazione tende ad assolvere i politici, da Scalfaro in giù. Lo dice lui, io non ho titoli per commentare, ma delle due l'una: o sono innocente, oppure un folle completo. Un colonnello dei carabinieri che da solo, senza coperture alle spalle, avvia una trattativa con i vertici di Cosa Nostra. Roba da ricovero».

La rabbia del generale dei Carabinieri imputato per il mancato arresto di Provenzano l’ha provocata il documento presentato giovedì scorso in cui Giuseppe Pisanu, presidente della Commissione bicamerale Antimafia, espone le sue conclusioni sull’attività di indagine parlamentare sulle stragi del biennio ’92-’93 e sulla trattativa. Nelle sessantasette pagine del suo documento Pisanu ha stabilito che Mori e l’allora capitano De Donno con «un’ardita operazione investigativa» che «uscì dal suo alveo naturale» avrebbero «innescato» la trattativa con Cosa nostra tramite Vito Ciancimino con cui i due accettarono «un vero e proprio negoziato» per rispettare il quale «cercarono coperture politiche» che non ottennero. Quindi, alla fine, «i Carabinieri e Vito Ciancimino hanno cercato di imbastire una specie di trattativa, ma (…) lo Stato (…) nei suoi organi decisionali non ha mai interloquito ed ha risposto energicamente all’offensiva terroristico-criminale». Politici tutti assolti. Unici colpevoli, i carabinieri. Che avrebbero fatto tutto da soli.

Nei giorni passati, contro questa ricostruzione “timida” della trattativa hanno preso posizione diversi membri della Commissione Antimafia. Alcuni, tra cui Maurizio Gasparri e alcuni membri dell’IdV, con toni molto duri. Altri con posizioni più concilianti, come il senatore PD Giuseppe Lumia che in un’intervista a Radio Popolare ha apprezzato la scelta di Pisanu di usare e sdoganare anche nella politica italiana la parola “trattativa”, criticandone però la ricostruzione «minimalista». «Bisogna individuare le responsabilità politiche-istituzionali di chi in quegli anni entrò in rapporto con Cosa nostra per portare avanti una trattativa», ha detto. Ma di nomi, per carità, il senatore non si azzarda a farne.

Sul merito del documento di Pisanu, Fanpage ha chiesto il parere di Angela Napoli, deputato della Commissione Antimafia appena dimissionaria da FLI e oggi, di fatto, indipendente in parlamento. Nell’intervista concessa a Fanpage ha anticipato in esclusiva le critiche che muoverà al documento nella seduta di oggi della Commissione: «Pisanu ha attribuito tutte le responsabilità della trattativa ai carabinieri, sollevando la politica dalle sue». Il riferimento dell’onorevole Napoli è all’avvicendamento voluto dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ai vertici del Ministero della Giustizia, di quello dell’Interno e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che portò, nel 1993, con Conso guardasigilli, alla revoca del carcere duro per 343 mafiosi.

Secondo Pisanu quell’avvicendamento fu determinato da ragioni «squisitamente» politiche tutte interne alla Democrazia Cristiana.

Scotti (il Ministro dell’Interno che venne sostituito con Nicola Mancino, ndr) fu chiamato al più prestigioso ministero degli esteri (…). Poi si dimise preferendo il mantenimento del seggio parlamentare.  Anche l’onorevole Martelli ha accennato a un tentativo di sostituirlo al dicastero della Giustizia, ma la sua fera resistenza davanti ai vertici del suo partito, il PSI, avrebbero fatto naufragare la manovra.

Su entrambi i punti il presidente incaricato Amato ha smentito decisamente sia Scotti che Martelli. E d’altra parte credere alle tesi dei due – per la verità rimasti per tanto tempo in silenzio sui temi della cosiddetta trattativa  – dovrebbe riconoscersi che la pretesa normalizzazione, peraltro riuscita a metà, fu condotta in massima sintonia tra i vertici dello Stato, del Governo, e dei principali partiti della maggioranza.

Spiegazioni che non convincono Angela Napoli, secondo cui «la realtà era ben diversa. Con quell’avvicendamento c’è stata la volontà tutta politica di dimostrare da parte dello Stato di dimostrare a Cosa nostra che non si voleva essere rigidi».

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Dello stesso parere anche Ferdinando Imposimanto, ex magistrato in quegli anni parlamentare della sinistra, che intervistato da Fanpage racconta: «Ero nella Commissione Giustizia, ma anche nel Comitato di controllo dei Servizi Segreti. Ricordo perfettamente che dopo la strage di Capaci bisognava discutere il decreto Falcone che era sostenuto dai ministri Martelli e Scotti. Mi accorsi che non c’era la maggioranza per approvare quel testo. Nonostante la strage. Solo dopo Via D’Amelio si decise di approvarlo».

Sugli avvicendamenti di Scotti e Martelli, Imposimato ha le idee chiare: «La ricostruzione di Pisanu è una fesseria. La sostituzione è avvenuta per una sola, precisa ragione: Scotti voleva approvare quel decreto. Il Presidente della Repubblica Scalfaro, che era condizionato dall’allora capo della polizia Parisi, invece voleva che si trattasse con la mafia. Scotti non era d’accordo. Per questo fu sostituito. Il resto sono balle».

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Stasera la Commissione Antimafia si riunirà per discutere il documento di Pisanu in una seduta pubblica. Per la prima volta si affronteranno faccia a faccia le posizioni di chi, con più prudenza, è convinto che la trattativa non ci sia stata o sia stata portata avanti in autonomia dai Carabinieri e di chi, invece, è sicuro delle coperture politiche assicurate ai ROS. Il centrodestra, soprattutto il PDL, cercherà di sostenere che l’intera responsabilità politica della trattativa ricade su Scalfaro (che se non fosse morto lo scorso anno oggi figurerebbe tra gli indagati dell’indagine di Palermo), mentre gli ex esponenti della Democrazia Cristiana insieme a parte del centrosinistra faranno di tutto affinché da questa inchiesta parlamentare non venga intaccata l’immagine dell’ex Presidente.

L’Italia dei Valori invece insisterà soprattutto sulla debolezza della ricostruzione di Pisanu sull’ultima parte della trattiva, quella che coinvolgerebbe – insieme a Marcello Dell’Utri – Berlusconi e la nascente Forza Italia (nel suo documento Pisanu ricorda «per scrupolo» l’indagine poi archiviata che vedeva Berlusconi e Dell’Utri indagati come mandanti esterni delle stragi senza menzionare i nomi dei due). Tuttavia, molti dei senatori e dei deputati della interpellati da Fanpage hanno preferito mantenere il riserbo sulla loro posizione personale e non anticipare quello che diranno stasera in Commissione, in cui dovrebbero cercare di trovare una posizione condivisa. Ma il dibattito si annuncia aspro, e il rischio di non riuscire a trovare un accordo è concreto.

I presidenti di Camera e Senato, dopo l’annuncio di Napolitano di sciogliere le camere, hanno concesso alla commissione antimafia una deroga per potere arrivare a votare una relazione conclusiva, ma per poterci riuscire prima delle prossime elezioni bisognerà saltare un passaggio, e il documento redatto da Pisanu non potrà essere votato. E se molti, dopo avere letto quel documento, si sono preoccupati che potesse mettere fine una volta per tutte all’accertamento delle responsabilità politiche sulla stagione delle bombe e della trattativa con Cosa nostra, Angela Napoli a Fanpage rassicura: «Non è detto che la relazione di Pisanu debba essere la pietra tombale su questa inchiesta parlamentare: avremo tempo per redigere e votare una relazione che potrà essere il punto di partenza per nuove inchieste parlamentari».

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