Trapianto record e festa, Fausto spegne 30 candeline con il suo cuore nuovo: “Sono al settimo cielo”
Trent’anni di vita dopo l’intervento di trapianto di cuore: è uno straordinario traguardo quello del signor Fausto Zancarli, un traguardo che ben poche persone al mondo raggiungono. E infatti, lunedì 9 ottobre ci sarà una festa tutta per lui in ospedale.
Fausto Zancarli è la persona trapiantata di cuore all’ospedale Molinette di Torino attualmente vivente con maggior longevità di trapianto. La storia del suo cuore inizia negli anni ’80: Fausto, della provincia di Torino, aveva avuto un infarto a 32 anni, che evolve in cardiomiopatia dilatativa con ripetuti ricoveri per scompenso cardiaco.
Lo seguono i dottori Enzo Commodo, Mauro Pennone e Tullio Usmiani, presso la Divisione di Cardiologia ospedaliera, diretta dal dottor Michele Casaccia. L’aggravamento delle condizioni rende necessario un trapianto di cuore che venne eseguito nel maggio 1993 dal professor Michele Di Summa. All’epoca Fausto aveva 45 anni. E ora di anni ne ha appunto 76.
Tante emozioni si sono alternate per lui e la sua famiglia in questi trenta anni, dalla apprensione per la malattia alla speranza, alla gioia, alla serenità di una nuova vita. Ma in questi anni Fausto ha vissuto una vita felice, ha condotto all’altare le sue due figlie ed è diventato nonno di tre nipotini.
Lunedì 9 ottobre alle ore 14,30, presso l’Aula di Cardiologia universitaria al piano terra del Padiglione verde chiaro dell’ospedale Molinette di Torino, al signor Fausto verrà consegnata una targa da parte dei dottori Commodo, Pennone e Usmiani, che lo seguono da trenta anni e che hanno sviluppato con lui un rapporto di speciale amicizia e dai successori dell’équipe di allora, il professor Gaetano Maria De Ferrari (Direttore Cardiologia universitaria ospedale Molinette – Città della Salute di Torino) ed il professor Mauri Rinaldi (Direttore Cardiochirurgia ospedale Molinette – Città della Salute di Torino).
"Più contento di così … Sono al settimo cielo", ha commentato Fausto. "Ebbi due infarti – racconta – e mi dissero che si era reso necessario un trapianto. Chiesi una conferma a dei sanitari di Padova ma il responso non cambiò. Così entrai nelle liste di attesa". I problemi di salute dell’uomo gli costarono nel 1990 un congedo per "inabilità" dall'azienda tramviaria in cui prestava servizio.
"Da allora mi sono potuto arrangiare solo con dei lavoretti saltuari. Ma nel complesso, a parte qualche malessere di stagione, sono sempre stato bene. E ho avuto il sostegno di tutta la famiglia”.
"Il nostro ospedale rappresenta un punto di riferimento nazionale per i pazienti con scompenso cardiaco – le parole del professor De Ferrari – e grazie al fatto che possiamo offrire ogni tipo di terapia per questa condizione riusciamo a ridurre il numero di persone che necessitano di un trapianto di cuore". "Il segreto per una durata così lunga sta nell’accurato appaiamento tra donatore di cuore e ricevente e nelle cure attente e continue che vengono fornite nel corso dei regolari controlli dopo il trapianto", ha aggiunto il professor Rinaldi.