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Tragedia sulle Alpi Svizzere, Messner spiega: “Colpa del whiteout, non degli escursionisti”

“Quanto ti trovi nel whiteout, una sorta di nebbia di neve e vento gelido fortissimo, non c’è colpa, perché non si vede più niente. Da quello che ho capito le condizioni erano queste e purtroppo è accaduta una tragedia. In quelle condizioni se metti una mano sul viso, la vedi, ma i piedi no. Basta essere a 100 metri da un rifugio ed è impossibile trovarlo”, spiega il celebre alpinista Reinhold Messner riguardo il tragico incidente sulle Alpi Svizzere che ha portato alla morte sei persone.
A cura di C. M.
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A poche ore dalla tragedia accaduta sulle Alpi Svizzere, dove nella giornata tra domenica e lunedì sono morti sei alpinisti travolti da un'improvvisa bufera di neve, l'esploratore altoatesino Reinhold Messner spiega che cos'ha provocato l'incidente che ha portato al decesso il gruppo di escursionisti: "Quanto ti trovi nel whiteout, una sorta di nebbia di neve e vento gelido fortissimo, non c'è colpa, perché non si vede più niente. Da quello che ho capito le condizioni erano queste e purtroppo è accaduta una tragedia. In quelle condizioni se metti una mano sul viso, la vedi, ma i piedi no. Basta essere a 100 metri da un rifugio ed è impossibile trovarlo".

"È una condizione che io ho vissuto almeno cento volte, ma il problema è che se ti trovi in Antartide è grave, però non hai dei crepacci, mentre in montagna sì. Col vento forte e il freddo, come ho capito che è successo in Svizzera, se non hai un'esperienza estrema perdi la testa. La bufera ti butta giù e la morte è la conseguenza. Pensiamo che i vestiti, le scarpe e i gps che ci sono adesso ci rendano sicuri, ma la montagna è sempre pericolosa. Servono se puoi arrivare al riparo, ma se ti fermi non bastano come aiuto", prosegue Messner.

"In quelle condizioni per un pò si riesce a muoversi, poi non più, subentra la disperazione. Forse la guida sperava di arrivare al rifugio. Morto lui poi gli altri probabilmente non sapevano cosa fare. Da decenni gli incidenti in montagna sono più o meno lo stesso numero, un pò più sull'Himalaya, perché va più gente. È successo anche a un italiano nelle ore scorse, ma la sua tenda è stata portata via dal vento con lui dentro. Non poteva salvarsi", conclude il celebre alpinista.

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