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Tragedia di Rigopiano, ci sarà un nuovo processo per 10 imputati: cosa ha deciso la Cassazione

A sette anni di distanza dalla tragedia di Rigopiano è arrivata la sentenza dei giudici della sesta sezione della Cassazione: per 10 imputati ci sarà un nuovo processo di appello. È invece diventata definitiva la condanna per l’ex prefetto di Pescara e per l’allora titolare dell’hotel dove morirono 29 persone.
A cura di Eleonora Panseri
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A sette anni di distanza dalla tragedia di Rigopiano è arrivata la sentenza dei giudici della sesta sezione della Cassazione: ci sarà un nuovo processo di appello per 10 imputati. È inoltre diventata definitiva la condanna a 1 anno e 8 mesi per l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, per omissione di atti d'ufficio e falso ideologico, e per l'allora titolare del resort.

La Suprema Corte ha quindi parzialmente accolto le richieste della Procura Generale. Sui risarcimenti in favore delle parti civili invece si deciderà all'esito del giudizio di rinvio. Nell'hotel Rigopiano di Farindola, che venne travolto dalla valanga il 18 gennaio 2017, morirono 29 persone. Le motivazioni della sentenza arriveranno nei prossimi mesi.

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Dove si svolgerà il nuovo processo e chi sono gli imputati

Il nuovo processo di appello si svolgerà davanti ai giudici di Perugia e riguarderà, tra gli altri imputati, anche i sei dirigenti del Servizio di Protezione civile della Regione Abruzzo che erano stati assolti nei primi due gradi di giudizio: Carlo Giovani, Carlo Visca, Pierluigi Caputi, Emidio Primavera, Sabatino Belmaggio e Vincenzo Antenucci. La Corte dovrà valutare le accuse di disastro colposo e lesioni plurime colpose.

Nuovo processo di secondo grado anche per l'ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, per il tecnico del Comune all'epoca dei fatti e per due funzionari della Provincia di Pescara. Per loro, già condannati nel primo processo di appello, la Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto un nuovo giudizio per rivalutare le loro posizioni, sempre per le accuse di omicidio e lesioni colpose plurime. Su queste però c'è il rischio che vadano prescrizione.

Confermata la condanna per l'ex Prefetto

Ieri, martedì 3 dicembre, dopo una Camera di consiglio durata diverse ore, i giudici hanno anche reso definitive le condanne per l'ex Prefetto Francesco Provolo per falso ideologico, del gestore dell'albergo travolto dalla valanga, Bruno Di Tommaso, e del geometra che aveva redatto la relazione allegata al permesso per la ristrutturazione della struttura per i reati di falso ideologico.

I giudici hanno invece confermato le assoluzioni disposte in primo e secondo grado per il delitto di depistaggio contestate all'allora Prefetto e ai suoi funzionari.

Il legale di Provolo, Giandomenico Caiazza, ha commentato così la decisione: "La sentenza cancella l'infamia a suo carico, ritenuto da molti come il principale colpevole di questa tragedia. Cadono le infamanti accuse di depistaggio e omicidio colposo plurimo e resta la condanna per omissione in atti di ufficio e falso che non condividiamo ma che accettiamo serenamente".

I familiari delle vittime: "Soddisfatti ma dobbiamo ancora lottare"

"Siamo soddisfatti, puntavamo molto alla Regione perché per noi è una parte importante del processo. Adesso fiduciosi andiamo a Perugia, pronti a combattere ancora", ha detto Gianluca Tanda, presidente del Comitato vittime di Rigopiano.

Per quanto riguarda l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, "manca il depistaggio – sottolinea Tanda. – La Cassazione ha però confermato la condanna per omissione di atti d'ufficio e per falso ideologico in atto pubblico. Provolo ha detto quindi delle bugie e pertanto rimane per noi il bugiardo".

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"Torniamo a casa consapevoli del fatto che dobbiamo ancora lottare per la giustizia e del rischio prescrizione che incombe quasi sicuramente", conclude ancora il presidente del Comitato.

"Si è trattato di un totale stravolgimento delle sentenze di primo e secondo grado, con il coinvolgimento di figure in precedenza assolte come i dirigenti e i funzionari regionali che a Perugia devono rispondere dell'accusa di disastro colposo per non aver attivato la Carta Valanghe. Un esito che ci soddisfa, anche sull'aspetto civilistico si aprono per noi scenari interessanti", ha commentato invece Wania della Vigna, avvocata di parte civile di Silvia Angelozzi, sorella di una delle vittime di Rigopiano.

Il presidente della Regione Abruzzo: "Attendo fiducioso il verdetto di Perugia"

"La sentenza della Corte Suprema di Cassazione accoglie in parte le richieste del comitato delle vittime di Rigopiano, anche se ogni sentenza provoca dolore nei familiari delle vittime e dei superstiti di quella tragedia", ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.

"Ribadisco il dovere, come rappresentante delle Istituzioni, di rispettare la sentenza e di prendere atto della decisione del giudice, ma attendo fiducioso il verdetto di Perugia sulle responsabilità dei dirigenti regionali. Nessuna decisione, comunque, potrà mai cancellare il dolore dei parenti di chi oggi non c'è più".

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