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Incidente Funivia Stresa-Mottarone

Funivia del Mottarone, il responsabile mentì sui controlli: “Sentì rumore metallico allarmante”

Il responsabile del servizio della funivia del Mottarone, Gabriele Tadini, avrebbe mentito sull’esito positivo dei controlli effettuati sull’impianto. I pm scrivono nella richiesta di custodia cautelare che Tadini avrebbe invece sentito più volte rumori metallici allarmanti provenienti dalle cabine prima del disastro.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Avrebbe mentito Gabriele Tadini, uno degli indagati nel disastro del Mottarone e responsabile del servizio della funivia. Nel registro riguardante i controlli effettuati sulla struttura avrebbe annotato il falso, parlando di un esito positivo delle verifiche sul funzionamento dei freni sia il 22 che il 23 maggio, giorno della tragedia. I pm scrivono nella richiesta di custodia cautelare che il responsabile dell'attività avrebbe invece sentito il rumore caratteristico della perdita di pressione del sistema frenante della cabina ripetersi ogni due-tre minuti prima del disastro. A lui è quindi contestato anche il reato di falso.

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La testimonianza di una turista

"Siamo stati gli ultimi a salire sulla funivia e siamo vivi per miracolo. Pochi secondi e su quella cabina potevamo esserci noi". A parlare è stato Claudio Nicolazzo, assicuratore calabrese di Platania che vive e lavora a Zurigo ma che si trovava in vacanza con il figlio sul Mottarone. "L'impressione da passeggero non è stata buona: la struttura appariva vecchia e poco curata, salendo abbiamo sentito anche un forte rumore metallico, ma non avremmo mai immaginato una cosa del genere. Abbiamo messo in secondo piano il frastuono e l'insolito movimento della cabina per ammirare il panorama".

Le parole dell'indagato Tadini

"Mi sento un peso enorme sulla coscienza. Faccio i conti con me stesso e con Dio – ha dichiarato il responsabile dell'attività della Funivia Gabriele Tadini davanti ai magistrati – L'impianto idraulico dei freni d'emergenza aveva dei problemi, perdeva olio e le batteria si scaricavano di continuo. Dopo la riapertura del 2 aprile, avevamo fatto due interventi ma non erano stati risolutivi. L'impianto funzionava a singhiozzo, serviva altra manutenzione". Ha ammesso che quella di manomettere il freno di emergenza è stata una scelta deliberata, presa nella convinzione che il cavo non si sarebbe mai spezzato. Soprattutto, non si volevano interrompere le corse per un tempo lungo che avrebbe causato perdite economiche.

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