Tragedia del Mottarone, il processo per la morte delle 14 vittime riparte da zero: la decisione della gup
Il processo per l'incidente della funivia del Mottarone, che nel maggio 2021 causò la morte di 14 persone, è tutto da rifare. La giudice dell'udienza preliminare Rosa Maria Fornelli, dopo una lunga camera di consiglio, ha restituito il fascicolo alla Procura.
Bisognerà quindi ripartire dalla chiusura delle indagini, con la fissazione di una seconda udienza preliminare e una nuova richiesta di rinvio a giudizio. Annullando così di fatto quanto avvenuto negli ultimi 10 mesi di lavori processuali.
La decisione è arrivata dopo che, nella precedente sessione, la stessa gup aveva chiesto alla procuratrice Olimpia Bossi e alla pubblico ministero Laura Carrera di rimodulare i capi di imputazione, escludendo i reati relativi alla sicurezza sul lavoro.
I magistrati dell'accusa avevano deciso di non accogliere la richiesta, e, appunto, di procedere alla restituzione degli atti. A questo punto la Procura dovrà chiedere di fissare l'udienza preliminare-bis. Il 18 giugno sorso la procura di Verbania aveva chiesto i rinvii a giudizio.
Per Luigi Nerini, il titolare della società che gestiva l'impianto di risalita di Stresa, per l'allora caposervizio Gabriele Tadini, per il direttore d'esercizio Enrico Perocchio, per Martin Leitner, vicepresidente di Leitner, per Peter Rabanser, responsabile del customer service, e per le due società Ferrovie del Mottarone e Leitner.
Nei confronti del presidente del cda di Leitner, Anton Seeber, aveva invece avanzato richiesta di proscioglimento per mancanza di elementi, non avendo lo stesso le deleghe societarie sugli impianti a fune. Il 23 luglio, anziché decidere sulle richieste formulate, la gup aveva chiesto di modificare i capi d'imputazione, richiesta alla quale la Procura si era appunto opposta nell'udienza del 12 settembre.
"Sono convinto che il giudice abbia preso una decisione assolutamente giusta", ha detto ai cronisti presenti l'avvocato Marcello Perillo, legale di Gabriele Tadini, il capotecnico che confessò di aver utilizzato i "forchettoni" nell'impianto frenante di emergenza.
"Il gup – spiega Perillo – ha colto le doglianze delle difese sulla formulazione dei capi di imputazione e ha chiesto di rimodularli. Noi siamo convinti che l'aspetto infortunistico del lavoro non sussista, il pm invece è convinto di sì: è proprio quello che il codice chiama contraddittorio. Questo è l'emblema del processo giusto, con le parti che fanno il loro lavoro e con un giudice che decide qual è la soluzione migliore".