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Tragedia Corinaldo, vergognosa ironia online sulle vittime: petizione online per fermarla

Una petizione per salvare Benedetta Vitali, la 15enne tra le vittime della discoteca Lanterna Azzurra, almeno dal linciaggio mediatico. L’obiettivo è “tutelare utenti diffamati/minacciati da account social falsi”. Già oltre 2mila firme.
A cura di Biagio Chiariello
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“Si chiama Vitali, in vita ha solo quello”, un meme a dir poco becero quello che è apparso negli ultimi giorni in rete. Il riferimento è a Benedetta Vitali, la 15enne di Fano tra le vittime della tragedia di Corinaldo. Per salvare la ragazzina dal linciaggio mediatico è stata lanciata una petizione online già sottoscritta da oltre 2mila firmatari. L’obiettivo è “tutelare utenti diffamati/minacciati da account social falsi”, scrive Andrea Spinozzi, autore della petizione.  “Una cosa oscena che sta girando su Instagram – ci ha scritto una 15enne invitandoci a firmare – Ogni giorno una cosa peggio dell’altra…E’ una cosa allucinante. Combattiamo per bloccare questi profili”.

“Come potete vedere dall’immagine sovrastante, una delle vittime, Benedetta Vitali, è stata pubblicamente derisa e diffamata da questo account falso che non si è fatto scrupoli a scherzare su una tragedia e su un defunto minorenne. Purtroppo le autorità poco possono fare. La difficoltà enorme che incontrano le forze dell’ordine è infatti quella di risalire al proprietario del profilo attraverso il quale è stato commesso il reato, facendo sì che la vittima si trovi senza tutela, una tutela che è garantita dalla nostra Costituzione, ai sensi dell’articolo 24. L’unico potere che ha il social network è di bloccare questo account ma la persona che si nasconde dietro allo schermo può benissimo creare altri account fasulli”.

L’obiettivo della petizione è quello di spingere ad un’accelerata per il disegno di legge n.895 che prevede una modifica al decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70″ comunemente conosciuto come Codice dell'e-commerce “e cercare di dare giustizia alle vittime della tragedia di pochi giorni fa e alle loro famiglie. Inoltre si cerca di far sì che in futuro comportamenti simili possano essere perseguitati legalmente e che dietro allo schermo ci sia sempre qualcuno che possa rispondere di ciò che scrive o pubblica”.

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