Tragedia Casteldaccia, polmoni degli operai ostruiti da idrogeno solforato: i risultati delle autopsie
L'autopsia su tre dei cinque operai morti a Casteldaccia durante alcuni lavori di manutenzione alla rete fognaria hanno confermato le prime ipotesi formulate sulla tragedia sul lavoro avvenuta il 6 maggio intorno alle 14: i tre lavoratori sono morti a causa dell'idrogeno solforato, sprigionato dalla fermentazione dei liquami all'interno delle fogne. Secondo quanto rilevato dal medico legale, le vittime avevano i polmoni completamente ostruiti dal gas tossico. Domani verranno eseguite le autopsie degli altri due operai morti a Palermo.
Nel frattempo, l'unico operaio sopravvissuto dopo aver respirato il gas è stato dimesso dall'ospedale Policlinico. Il 39enne ha lasciato il reparto di Penumologia nel pomeriggio. Tutti i controlli e gli esami di radiodiagnostica dell'unità diretta dal professore Nicola Schichilone hanno accertato le buone condizioni di salute del lavoratore. A riferirlo, è stato l'ufficio stampa del Policlinico.
Nella strage sono morti Epifanio Alsazia, di 71 anni, contitolare della ditta Quadrifoglio; Giuseppe Miraglia (47 anni), Roberto Ranieri (50 anni), Ignazio Giordano (59 anni) e la vittima più giovane Giuseppe La Barbera, di 28 anni, unico operaio interinale dell'Amap.
Secondo gli accertamenti effettuati dal medico legale, in tre sarebbero morte per le esalazioni di idrogeno solforato, gas altamente pericoloso per l'uomo. Questo gas è incolore, inodore e idrosolubile. Tende ad accumularsi in basso negli ambienti chiusi. Gli operai lo avrebbero respirato nella vasca piena di liquami fognari nella quale erano scesi per l'opera di manutenzione. Stando a quanto rilevato, le tre vittime avevano i polmoni ostruiti ed è probabile che gli accertamenti sulle altre due vittime producano gli stessi risultati.
Gli operai sono scesi nella fognatura uno dopo l'altro per aiutarsi tra loro dopo aver udito le urla di un collega, quello sceso per primo nella botola. Alla strage è sopravvissuto solo un operaio, Giovanni D'Aleo, il settimo della squadra che ha dato l'allarme.