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Traffico di farmaci anticancro: la Camorra scopre un nuovo business

Secondo il Wall Street Journal, le organizzazioni criminali italiane e dell’Est avrebbero creato una grande rete per lucrare su medicinali, con l’unico fine di intascare un doppio guadagno, giocando sulla salute dei cittadini ignari.
A cura di B. C.
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La mafia avrebbe scoperto un nuovo un nuovo business: quello dei farmaci contraffatti, con particolare riguardo a quelli che dovrebbero combattere il cancro. E' la rivelazione del Wall Street Journal, che cita fonti italiane. Per quanto poco nota, la situazione sarebbe già allarmante. "Si tratterebbe – scrive Repubblica – di una rete organizzata e molto estesa che starebbe preoccupando moltissimo medici e farmacisti, in quanto i farmaci contraffatti sarebbero conseguentemente inefficienti o persino letali".

 Farmaci contraffatti e o furti di medicinali, dietro i quali si nasconderebbero le mani delle organizzazioni mafiose, Camorra in primis, che starebbe operando in tutta Europa, godendo di alleanze e accordi con altri sistemi criminali, oltre a un non meglio precisato cittadino russo residente a Cipro. Il Wall Street Journal cita il direttore dell'Agenzia del Farmaco italiana, Domenico Di Giorgio. "I farmaci vengono rubati negli ospedali o dai camion utilizzati per la distribuzione", si legge sul WSJ, che riporta fonti italiane. Successivamente, vengono passati ad un grossista, che li distribuisce tra i vari cartelli, i quali, a loro volta, li modicano, diluendoli in più fiale o sostituendoli con altre sostanze più economiche, lucrando così sulla vendita della "seconda tranche" di prodotti.

Tra i farmaci preferiti dal crimine organizzato vi sarebbe l'Herceptin della Roche, un medicinale ad uso ospedaliero adoperato per curare il cancro allo stomaco e al seno: trafugato in Italia, è già stato segnalato contraffatto in Germania, Finlandia e Regno Unito. Al posto del suo principio attivo vi era un semplice antibiotico. Ma anche altri farmaci antitumorali sarebbero finiti nel mirino delle mafie, come l'Alimta (Eli Lilly) e il Remicade (Johnson & Johnson e Merck). Per questo motivo, nei giorni scorsi, le società farmaceutiche interessate hanno annunciato di voler collaborare alle indagini per risalire agli autori dei furti e portare alla luce così un business che potrebbe rivelarsi dannoso, non solo per l'economia.

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