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Tra gli uomini di Carminati c’è una certezza: “E’ tutta una bolla di sapone”

La strada molte volte parla e racconta più di ordinanze d’arresto, giornali e talk televisivi.
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La strada molte volte parla e racconta più di ordinanze d’arresto, giornali e talk televisivi. Le strade romane non sono solo cemento sporco e bagnato dalla pioggia d’inizio Dicembre, sono magmi di emozioni che, una settimana prima dell’arresto di Carminati, hanno visto un mondo dileguarsi. Quel mondo di sotto di cui parla il “re cecato”. È stata la calma prima della tempesta, il silenzio, la quiete aspettando gli eventi. L’attesa di un campanello e di una voce: Carabinieri! Aprite.
Oggi, a undici giorni dalle immagini in cui i militari del Ros spianavano armi lunghe e corte verso la Smart del boss, il “mondo di sotto” sembra ripopolare la strada. Si riaffacciano vecchi amici, personaggi che conoscevano e lavoravano per lui. Gente che ha vissuto gli anni di piombo dei Nar, piccoli e grandi criminali che, come in un formicaio, riempiono Roma da Nord a Sud della loro presenza. Da Ponte Milvio a San Basilio. Non sono tutti “soldati” di Carminati. Sono cani sciolti, uomini di batterie di quartiere, individualisti dell’impiccio. Gli arresti di questa Mafia Capitale hanno fermato ogni affare e traffico non solo nella mala romana. ‘Ndrangheta, camorra e ogni forma di organizzazione criminale ha trattenuto il respiro.

I bar sono sempre ottimi punti d’ascolto per apprendere quello che succede nella strada. È lì che riusciamo a carpire le notizie che poi diventano esclusive. Uomini che sommano centinaia di anni di galera nel loro curriculum, uomini che spiegano e raccontano molto più di quello che leggiamo ogni giorno. “Massimo sta bene a Rebibbia. Tutti cercano di rendersi utili ma lui ha chiesto solo una cosa: un burro cacao”. È Radio Carcere che parla per bocca di chi ha contatti frequenti con quel mondo. Gente che quei muri li conosce bene, fino al centimetro. “ È avvelenato con le guardie che l’hanno arrestato. I carabinieri non hanno trattato bene il figlio durante l’arresto di due domeniche fa”. Affermazione che gira veloce per le vie e i bar della Capitale. Da Corso Francia a Piazza Re di Roma. Un tam tam che racconta un padre preoccupato che ha trascinato il figlio in una vicenda che è già storia. Non sono più gli anni dove morti, depistaggi e servizi segreti s’incrociavano pericolosamente senza conseguenze, creando degli “intoccabili”. Oggi le cose sono diverse. Le regole sono cambiate e forse Carminati non l’aveva ancora capito. Non aveva ancora capito o come dicono alcuni suoi amici, la troppa sicurezza gli ha dato alla testa.

L’aria che tira negli ambienti toccati o sfiorati in questi giorni non è così pesante come si potrebbe pensare. C’è molta fiducia nel fatto che il tutto si riduca a una bolla di sapone. Se dovesse decadere il fardello del 416 bis, per l’avvocato Naso, legale di Carminati, la pena sarebbe ridicola per il “re cecato”. Questo, secondo le parole di una persona storicamente vicina alla galassia Carminati. Una galassia che non arranca e che legge tutto con il fatalismo tipicamente romano. Vogliamo pensare che non sarà così l’epilogo di questo scandalo. Un affaire di quelli da prima pagina per molti giorni ancora. Fuori da una nota pasticceria un ragazzo di colore ammette di essere indagato pure lui in questa vicenda. È una persona vicina a Domenico Gramazio e spiega il perché con il sorriso sulle labbra: “ Mi hanno fotografato mentre stavo guidando un’auto blu con lampeggiante senza patente, chissà cosa pensavano”. Una frase che rende farsesco anche quel mondo patinato della politica romana che ha vissuto un romanzo criminale tra vizi e lussi pagati dagli stessi elettori, a destra come a sinistra. Un settore che invece ha trovato nuova linfa vitale da questa inchiesta è sicuramente quello delle bonifiche ambientali. Molti i locali che si sono rivolti ad agenzie specializzate nella “pulizia” da microspie. La paura che tutto non sia come prima, esiste. Non tra chi nell’eterna caccia tra guardie e ladri è abituato a scappare, la paura è tra chi è stato sfiorato da questo vento di tempesta. Una tempesta che continua. Una tempesta perfetta.

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Reporter di una strada chiamata cronaca nera. Mi dedico a raccontare e trovare spiragli di verità nelle inchieste legate alla criminalità organizzata tra Roma e il Veneto. Dirigo il web magazine Notte Criminale e scrivo su alcuni giornali online. Cerco di arrivare prima degli altri alle notizie seguendo le “voci della strada”, in cui mi mischio e mi infiltro. Qualcuno dice che sono esperto di “mala romana” e “mala del Brenta”, ma sono solo un cantastorie del crimine e un convinto assertore della “Giustizia giusta”.
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