La prima agenzia battuta dall’Ansa è delle 6,21. La notizia della morte di Ciro Esposito rimbalza dal Tgr del mattino a tutte le radio romane e “romaniste” dell’etere. La conferma ufficiale cala l’ultimo velo di dolore sulla vita del tifoso partenopeo per aprire un quesito che migliaia di tifosi romanisti si stanno ponendo: ora, cosa succederà? Incontrare oggi, chi la Curva Sud della Roma la vive, non è facile. Le parole di chi ha accettato di rispondere sono misurate, pesate con il bilancino. Non si parla di scontri, di rivalità ultras. Si parla di un ventenne morto e di quello che, nel medio e lungo termine, può succedere. Il clima è ovattato da giorni negli ambienti ultrà romanisti, anche quelli più politicamente schierati. Chiediamo di capire l’aria che si respira tra chi, durante le partite, compone quel muro umano giallorosso.
La Curva sud, ci spiegano, è ingestibile. E’ diversa da qualunque altra curva. Ogni quartiere ha il suo gruppo e non esistono leader. Come si diceva in “Romanzo Criminale”, Roma non vuole capi e lo stadio è uno dei termometri più fedeli del dna di una città. Non esiste un “Genny ‘a carogna” che riesca a “comandare”. "Oggi la Curva Sud non ha nemmeno un preciso indirizzo politico, non ci sono più nemmeno gli stendardi, è solo antipolitica", spiega un trentenne del Prenestino. “Nun c’è nessuno che te dice cosa devi fa mò. Er gruppo decide ognuno per i fatti sua. Se succede che vojono vendicarse ce stà bene. Anche se nun è mai successo”, aggiunge un ventenne con un Colosseo tatuato sul braccio. Se è vero che non esistono capi esiste però un direttivo a livello organizzativo che, secondo indiscrezioni non confermate, dalla prossima stagione potrebbe essere gestito da persone che gravitano all’interno di Casapound. Gruppi come Boys, Opposta Fazione, Fedayn, Cucs o altri sono ormai storia. Qualcuno di questi esiste ancora ma senza nessuna predominanza.
Oggi però l’occhio è rivolto alla foto di Ciro Esposito, alle parole della madre e al pensiero che questa tragedia possa avere un sequel. Non hanno timore. Chi ci parla è cosciente della gravità del fatto e delle “risposte” che potrebbero arrivare dalla sponda napoletana. E’ la “legge” dello stadio, quella non scritta. Non è un mistero che le forze dell’ordine abbiano alzato il livello di controllo nei luoghi conosciuti della tifoseria romanista. Dolore, cinico realismo, consapevolezza e difesa a oltranza nei confronti di Daniele De Santis. Questo il mix che emerge ascoltando questi ultras della Roma. Non sono preoccupati dell’oggi, sono preoccupati dall’arrivo delle vacanze. Dei luoghi di villeggiatura che spesso sono stati teatri di risse, agguati e quest’anno potrebbero vedere i livelli di pericolosità alzarsi. La Sardegna, Ponza, Sperlonga, Rimini, Riccione, tutte località a rischio dove si mischiano, ogni estate, gruppi delle opposte tifoserie. E’ lì che si regoleranno i conti, ne sono convinti. Tra “chiapponate” (coltellata al gluteo) e scazzottate fuori e dentro i locali. Nella speranza che ci si limiti a questo.
E’ un mondo a parte la “curva” di uno stadio, con i propri segreti e le proprie ritualità. Un mondo cinico che ricorderà questo giorno per sempre, anche nel modo più truce e indegno, come ci dice uno dei ragazzi prima di lasciarci: «Forse er primo anno no. Ma poi i cori contro Ciro Esposito ce saranno. In ogni stadio è sempre stato così. Pace all’anima de Ciro».